domenica 2 novembre 2014

Nuovo esame di stato, il governo fa marcia indietro


E alla fine, dopo un crescendo di indiscrezioni e conferme da parte dello stesso ministro dell’istruzione Stefania Giannini, la notizia del ritorno alle commissioni d’esame senza membri esterni salvo il presidente – un format già adottato tra mille polemiche da Letizia Moratti tra il 2002 e il 2006 – si è rivelata infondata, o meglio è stata affondata alla vigilia dell’approvazione della Legge di stabilità da un ripensamento su cui ha inciso molto l’opinione di una vasta coalizione di critici capitanata da Giorgio Allulli, autorevole ricercatore ex Censis e Isfol, il cui appello volto a chiedere il ritiro della misura ha raccolto migliaia di firme, tra cui quelle di molti tra i maggiori esperti di scuola.
Su che cosa fare per cambiare in meglio l’esame le opinioni dei sottoscrittori dell’appello sono probabilmente diverse, mentre unanime è stato il rifiuto del modello Moratti-Giannini (che non esce bene da questa vicenda), giudicato da tutti peggiore di quello in vigore.
Sembra che la decisone last minute di rinunciare ai 140 milioni di risparmio derivanti dalla eliminazione dei commissari esterni sia stata presa direttamente dal presidente Matteo Renzi, preoccupato per le ripercussioni negative che l’operazione avrebbe avuto sull’immagine di un governo che fin dal suo insediamento aveva messo la scuola in cima all’elenco delle priorità. E che proprio in questi giorni sta producendo il massimo sforzo collegiale a sostegno della campagna per la ‘Buona Scuola’.
Circolano anche voci, non confermate, sui dubbi che sarebbero affiorati negli uffici del Quirinale in sede di esame della bozza iniziale della Legge di stabilità, che conteneva il provvedimento sulle commissioni d’esame. Ma certamente a fermare l’operazione non sono state ragioni di tipo formale o procedurale (non mancano i precedenti di decisioni simili passate in altre leggi finanziarie) ma politiche.

Fonte: Tuttoscuola