Roberto - Sono un I.T.P. della classe di concorso 30/C abilitato anche per la 31/C e dopo 23 anni di servizio e un concorso per esami vinto per l’accesso alla cattedra di ITP, non ho più la possibilità di fare un lavoro appropriato per riuscire a trasmettere ai miei alunni le conoscenze e le abilità del sapere e del saper fare, parole dette e ridette, scritte e ripetute più volte.
Si evince anche dai CARATTERI ORIGINALI DELLA RIFORMA DELLA SCUOLA SECONDARIA (http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/...) quando riporta: “apprendimento sempre più legato al modo di apprendere delle nuove generazioni e all’avanguardia attraverso esperienze concrete con un utilizzo potenziato dei Laboratori, che faccia della scuola un centro d’innovazione permanente”. Cosa si intende per potenziato? Se in una famiglia sorgono delle difficoltà e non è possibile mantenere lo stesso tenore di vita, i genitori non eliminano i beni di prima necessità ma cercano di ridurre o eliminare tutto quello di cui si può fare a meno. Se proprio sono obbligati a tagliare i beni di prima necessità, sono i primi a rinunciarci personalmente e lo fanno fino all’impossibile per tentare di garantire ai figli almeno l’indispensabile. Ma se si parla di utilizzo potenziato dei Laboratori, perché con la riforma se ne fa un uso ridottissimo? Gli I.T.P. sono figure non importanti per la scuola o la formazione non è un servizio di prima necessità? Ho sempre paragonato lo Stato ad una grande famiglia dove chi decide e amministra, come i genitori, pensa al bene della collettività con particolare attenzione ai giovani che sono i figli di tutti noi. Mi farebbe piacere se qualcuno mi spiegasse se quando è stata disposta e applicata la riforma della scuola si è tenuto conto del BENE DEGLI ALUNNI? Tante sono le incongruenze e i danni provocati dalla stessa e vorrei che s’iniziasse a riflettere su come trovare una soluzione dignitosa. Parlo della mia realtà perché la vivo ogni giorno e non perché sia più importante di altre realtà ugualmente mortificate. I punti su cui vorrei richiamare l’attenzione di chi ha competenza in merito sono: Si parla tanto di attività laboratoriale ma le ore di insegnamento degli I.T.P. sono state dimezzate al punto che ormai riusciamo a dare agli alunni gocce di sapere, dilazionate , a volte, in tempi così lunghi da non consentire a loro di consolidare i contenuti. Perché è stato così semplice dimezzare le ore di laboratorio? Gli I.T.P. sono a tutti gli effetti insegnanti che lavorano in compresenza ; ciò non vuol dire che sono una presenza in più o che non fanno nulla. I fannulloni ci sono in ogni categoria ma non per questo sono state tagliate le ore di lavoro in tutti gli ambiti. Perché non è stata fatta un’attenta valutazione del ruolo dell’I.T.P. prima di arrivare alla conclusione che, anche senza, sarebbe stato lo stesso? Il titolo di studio per poter diventare I.T.P. è specifico e varia in base al tipo di laboratorio che si insegna. Nel mio caso, per la classe di concorso 30/C, è : il Diploma di corrispondente in lingue estere e programmatore perito aziendale, ragioniere programmatore ragioniere perito commerciale e programmatore. Con il titolo di studio di ragioniere perito commerciale e programmatore, un concorso per esami superato, una serie di corsi di aggiornamento a cui ho partecipato negli anni , la patente europea e con l’esperienza acquisita in 23 anni, basata su uno studio continuo dei linguaggi di programmazione ( Pascal, C, Visual Basic, Cobol, Basic, PHP, Html) e non solo, pensavo di essere per gli alunni una presenza utile. Come è possibile che i docenti di trattamento testi possono insegnare Informatica nel biennio quando la maggior parte di loro hanno come titolo di studio per l’insegnamento il diploma di : analista contabile operatore commerciale operatore turistico perito aziendale e corrispondente in lingue estere perito per il turismo ragioniere e perito commerciale e solo in pochi hanno il diploma di ragioniere perito commerciale e programmatore. E se quei pochi che hanno il diploma di ragioniere perito commerciale e programmatore, come tutti gli altri citati prima, ora insegnano informatica nei bienni perché gli I.T.P che insegnano laboratorio d’informatica e con lo stesso diploma di ragioniere perito commerciale e programmatore non sono all’altezza di insegnare informatica come loro nel biennio? Anziché dimezzare le nostre ore, perché non è stata prevista nel biennio la compresenza dell’I.T.P. con i docenti ex trattamento testi? Non sarebbe stato più giusto offrire agli alunni una adeguata preparazione operativa e di programmazione? Perchè , in base al riordino delle classi di concorso, come risulta nella tabella riportata di seguito, i docenti della 75/A e 76/A possono insegnare la nuova classe C-14 se hanno il diploma ragioniere perito commerciale e programmatore sottraendo ancora ore agli I.T.P. e quest’ultimi (con lo stesso titolo di studio) non possono insegnare informatica nel biennio neanche in compresenza? E’ giusto tutto questo? C – 14 Laboratori di scienze e tecnologie informatiche 42/A* 75/A* 76/A* 30/C 31/C * purché congiunta a uno dei titoli di ammissione relativi alle classi di concorso a insegnante tecnico-pratico raggruppate nel presente codice previsti dalla colonna 2 della Tabella C allegata al decreto ministeriale 30 gennaio 1998, n. 39. Perché è stato negata a tutti gli I.T.P. la possibilità dell’insegnamento del laboratorio come potenziamento delle materie di indirizzo? Perché ho la sensazione di essere un tappabuchi? Non è assurdo che io debba partecipare ad un corso di conversione nel sostegno, che sicuramente comporterà un onere per lo Stato, sottraendo ore a tutti i docenti di sostegno che hanno, non solo il requisito, ma soprattutto l’esperienza per fare bene quel lavoro? Si tiene conto del BENE degli alunni diversamente abili? Perché non posso continuare a fare bene il mio lavoro, al pari di tutti i docenti che insegnano Informatica con un titolo di studio uguale al mio? Siamo sicuri che la riforma è stata realizzata per migliore la qualità della scuola? I SINDACATI SONO TUTTI IN FERIE? Un I.T.P. come tanti