È iniziata in aula alla Camera la
discussione generale sul ddl stabilità. Il dibattito, che si interrompe,
per il finesettimana, andrà avanti, quando il governo dovrebbe porre
tre volte la fiducia. Mercoledì poi è prevista la triplice votazione di
fiducia, mentre il via libera finale dovrebbe arrivare giovedì, per
inviare così il provvedimento al Senato.
Tra gli emendamenti al ddl più rilevanti
approvati dalla commissione Bilancio, figura quello che rende effettivo
il finanziamento dei 223 milioni per le scuole non statali escludendolo
dal conteggio "ai fini del conseguimento degli obiettivi previsti dal patto di stabilità interno"
dei Comuni. Questo emendamento dovrebbe non vincolare i pagamenti alle
stringenti regole imposte agli Enti Locali, e quindi ne permetterà lo
sblocco.
Di piena soddisfazione è il commento della parlamentare Simonetta Rubinato del Pd, presentatrice della proposta: "I
relatori hanno accolto il mio suggerimento di far escludere questa
somma dal patto di stabilità, trovando copertura nel fondo per la
compensazione degli effetti finanziari, rendendola così effettivamente
erogabile. E il governo è stato battuto. Una battaglia vinta a favore
delle famiglie e in particolare della rete delle scuole paritarie che fa
risparmiare allo Stato ogni anno, solo in Veneto, 500 milioni di euro".
Fanno eco alla collega del Pd, le
affermazioni di Antonio De Poli dell’Udc, che però valorizza il ruolo
del governo nell’accettare l’emendamento: "Accogliamo con
soddisfazione l'ok del Governo all'emendamento alla Legge di stabilità
per il finanziamento alle scuole paritarie. E' un risultato frutto di
una battaglia che sta particolarmente a cuore a noi dell'Udc. Cosi si
salva il modello Veneto dove le scuole paritarie fanno risparmiare allo
Stato 500 mln l'anno”.
De Poli conclude, “ringraziando il
Governo per la disponibilità a trovare una soluzione alternativa. Fin
dall'inizio abbiamo accolto con grande attenzione le preoccupazione
espresse più volte dal patriarca di Venezia Moraglia. Quasi il 70 per
cento dei bambini veneti, circa 93 mila, frequentano le scuole
paritarie. Ridurre le risorse avrebbe comportato l'implosione del
sistema con un inevitabile costo a carico della collettività".
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