Un fiume di soldi. Fondi per la ricerca devoluti a progetti che non
avevano i requisiti necessari, in cambio di tangenti o altri favori.
Circa 10 miliardi di euro tra contributi comunitari a fondo perduto (6,2), budget statale (3) e fondi ordinari per gli enti di ricerca (1).
Una grossa torta le cui fette sarebbero state divise anche con metodi per niente meritocratici e andando contro i pareri delle commissioni di esperti.
Lo scandalo che emerge da un documento inviato a Il Fatto Quotidiano, è qualcosa di molto simile a quello che ha già travolto il Viminale. Tanto che la fonte anonima che ha inviato la missiva al giornale di Antonio Padellaro è già stata ribatezzata il Corvo del Miur.
TUTTO DA VERIFICARE. Si tratta di accuse ancora tutte da verificare, ma che per ammissione dello stesso ministero dell'Istruzione sono così circostanziate da far temere seriamente che qualcosa di vero ci sia.
Ci sono nomi e cognomi, pratiche e metodi di quello che sembra a tutti gli effetti un contrabbando di finanziamenti a progetti, il cui valore veniva spesso gonfiato. Quanto emerso andrebbe ben oltre lo scandalo del dissesto dell'Idi romana, col Gruppo Silva che dirottava al Nord i fondi europei per il meridione.
COINVOLTE DECINE DI AZIENDE. Nel documento del corvo sono indicate infatti decine di altre aziende che avrebbero beneficiato del meccanismo gestito da una vera e propria 'cricca' ai piani alti del ministero.
«Compagini di progetti che vinceranno sono organizzate dall’interno, prima ancora dell’avvio dei bandi», si legge nelle pagine ricevute da Il Fatto Quotidiano. E alcuni di quelli bocciati dagli esperti indipendenti incaricati dal ministero, venivano così riammessi contro ogni regola.
Emergerebbero anche parentele e amicizie tra consulenti e
professionisti, talvolta uniti dalle comune origini calabresi.
Nell'elenco dei nomi ci sono quelli di alcuni tra i più stretti
collaboratori dei ministri Maria Stella Gelmini e Francesco Profumo, di
società di proprietà dei singoli politici, e tutto fa leggere sotto una
nuova luce il giallo delle assegnazioni-lampo decise dal ministro
Gelmini poco prima della caduta del governo Berlusconi (oggetto della
puntata di Report del 18 novembre).
Tutti pezzi di un puzzle che si sta componendo, e che tra i suoi tasselli vede anche quei 600 milioni di euro destinati alla Regione Sicilia che l'Ue ha bloccato proprio per il sospetto di irregolarità nelle assegnazioni.
IL MINISTERO NON ESCLUDE NULLA. Il parlamento è in allarme, e così anche il ministero che ha chiesto al Ragioniere generale dello Stato l'intervento dei servizi ispettivi di finanza pubblica «per accertare eventuali anomalie nella gestione dei fondi nazionali e comunitari degli ultimi anni».
«Abbiamo avuto problemi con alcuni casi specifici come l’Idi», ha spiegato il direttore generale Emanuele Fidora a il Fatto Quotidiano, «ma sono qui da marzo e non ho avuto sentore di altre anomalie. La denuncia anonima va presa con le pinze, ma la casistica che riporta sembra così circostanziata da far temere che qualcosa di vero ci sia».
Per esempio, «può capitare, in effetti, che tra gli esperti nominati dal Miur e le società proponenti emergano difficoltà interpretative su bilanci e validità dei progetti. Capita anche che per un parere negativo della banca venga chiesta la revisione del giudizio. Ma sarebbe gravissimo se riscontrassimo che soggetti scartati in fase di preselezione, in sede scientifica o economica, siano stati poi riammessi contro il parere degli esperti. Siamo pronti a valutare quelle segnalazioni caso per caso».
CONTROLLARE PROCEDURE INTERNE. Il ministero ha anche precisato di non conoscere il contenuto del dossier anonimo.
Il ministro Profumo «ha chiesto inoltre al capo di gabinetto di procedere con immediatezza ad un'analisi delle procedure interne all'amministrazione, nonché del ruolo e delle modalità di funzionamento degli organismi interni variamente denominati, istituiti in varie epoche e composti prevalentemente da soggetti esterni all'amministrazione».
ANCHE LE PROCURE IN ALLERTA. Anche le procure che stanno indagando sulle truffe con i fondi europei nelle diverse regioni d'Italia si sono interessate al dossier. Il rischio è che alcuni imputati possano vedere peggiorare la loro posizione, soprattutto se dovesse essere confermato che il ministero non è più solo parte lesa, ma responsabile nella commissione dei reati.
Sabato, 17 Novembre 2012
Lettera 43
Circa 10 miliardi di euro tra contributi comunitari a fondo perduto (6,2), budget statale (3) e fondi ordinari per gli enti di ricerca (1).
Una grossa torta le cui fette sarebbero state divise anche con metodi per niente meritocratici e andando contro i pareri delle commissioni di esperti.
Lo scandalo che emerge da un documento inviato a Il Fatto Quotidiano, è qualcosa di molto simile a quello che ha già travolto il Viminale. Tanto che la fonte anonima che ha inviato la missiva al giornale di Antonio Padellaro è già stata ribatezzata il Corvo del Miur.
TUTTO DA VERIFICARE. Si tratta di accuse ancora tutte da verificare, ma che per ammissione dello stesso ministero dell'Istruzione sono così circostanziate da far temere seriamente che qualcosa di vero ci sia.
Ci sono nomi e cognomi, pratiche e metodi di quello che sembra a tutti gli effetti un contrabbando di finanziamenti a progetti, il cui valore veniva spesso gonfiato. Quanto emerso andrebbe ben oltre lo scandalo del dissesto dell'Idi romana, col Gruppo Silva che dirottava al Nord i fondi europei per il meridione.
COINVOLTE DECINE DI AZIENDE. Nel documento del corvo sono indicate infatti decine di altre aziende che avrebbero beneficiato del meccanismo gestito da una vera e propria 'cricca' ai piani alti del ministero.
«Compagini di progetti che vinceranno sono organizzate dall’interno, prima ancora dell’avvio dei bandi», si legge nelle pagine ricevute da Il Fatto Quotidiano. E alcuni di quelli bocciati dagli esperti indipendenti incaricati dal ministero, venivano così riammessi contro ogni regola.
Legami tra consulenti e professionisti
Un ricercatore al lavoro.
Tutti pezzi di un puzzle che si sta componendo, e che tra i suoi tasselli vede anche quei 600 milioni di euro destinati alla Regione Sicilia che l'Ue ha bloccato proprio per il sospetto di irregolarità nelle assegnazioni.
IL MINISTERO NON ESCLUDE NULLA. Il parlamento è in allarme, e così anche il ministero che ha chiesto al Ragioniere generale dello Stato l'intervento dei servizi ispettivi di finanza pubblica «per accertare eventuali anomalie nella gestione dei fondi nazionali e comunitari degli ultimi anni».
«Abbiamo avuto problemi con alcuni casi specifici come l’Idi», ha spiegato il direttore generale Emanuele Fidora a il Fatto Quotidiano, «ma sono qui da marzo e non ho avuto sentore di altre anomalie. La denuncia anonima va presa con le pinze, ma la casistica che riporta sembra così circostanziata da far temere che qualcosa di vero ci sia».
Per esempio, «può capitare, in effetti, che tra gli esperti nominati dal Miur e le società proponenti emergano difficoltà interpretative su bilanci e validità dei progetti. Capita anche che per un parere negativo della banca venga chiesta la revisione del giudizio. Ma sarebbe gravissimo se riscontrassimo che soggetti scartati in fase di preselezione, in sede scientifica o economica, siano stati poi riammessi contro il parere degli esperti. Siamo pronti a valutare quelle segnalazioni caso per caso».
CONTROLLARE PROCEDURE INTERNE. Il ministero ha anche precisato di non conoscere il contenuto del dossier anonimo.
Il ministro Profumo «ha chiesto inoltre al capo di gabinetto di procedere con immediatezza ad un'analisi delle procedure interne all'amministrazione, nonché del ruolo e delle modalità di funzionamento degli organismi interni variamente denominati, istituiti in varie epoche e composti prevalentemente da soggetti esterni all'amministrazione».
ANCHE LE PROCURE IN ALLERTA. Anche le procure che stanno indagando sulle truffe con i fondi europei nelle diverse regioni d'Italia si sono interessate al dossier. Il rischio è che alcuni imputati possano vedere peggiorare la loro posizione, soprattutto se dovesse essere confermato che il ministero non è più solo parte lesa, ma responsabile nella commissione dei reati.
Sabato, 17 Novembre 2012
Lettera 43