Sull’incremento orario di insegnamento
che dovrebbe passare dalle 18 alle 24 ore, oltre alle tante polemiche,
ci sono state tante interpretazioni per quantificare l’esatto ammontare
dei tagli di organico: 6.500 posti? 30 mila? 80 mila?
La relazione tecnica che accompagna svela finalmente il mistero.
A pag. 68, a proposito del comma 42, si precisa che “la norma in questione non comporta modifiche e in particolare riduzioni di organico … mantiene immutato l’orario di cattedra”.
Nessun taglio di posti, dunque. Però … la norma prevede che quell’orario di insegnamento “sia incrementato di sei ore alla scuola secondaria”.
Incremento orario volontario od obbligatorio? Per tutti?
Per questa risposta occorre capire la finalità della norma: a cosa serve l’incremento di sei ore?
“le ore d’insegnamento aggiuntive
sono usate per la copertura degli spezzoni orario disponibili nella
istituzione scolastica di titolarità, per spezzoni di sostegno e per le
supplenze brevi e saltuarie”.
Attualmente vi sono spezzoni di cattedra
di una o due ore che vengono assegnati, come ore eccedenti retribuite, a
docenti titolari. Con la nuova norma, però, “il personale in
questione sarà d’ora in poi obbligato alla copertura dello spezzone
senza ricevere più una remunerazione aggiuntiva per questo”.
Si deducono due conseguenze: prima di
tutto la prestazione per coprire gli spezzoni che si determinano
all’interno dell’istituzione scolastica è obbligatoria (sarà il
dirigente scolastico ad assegnarvi i docenti); in secondo luogo la
prestazione è gratuita (è questo l’atto di generosità di cui parlava il
ministro Profumo).
Gli spezzoni orario, ricondotti a
cattedre intere (18 ore) sono attualmente 20.752 (7.365 nella I grado,
13.397 nella II grado) e sono coperti da docenti precari nominati fino
al termine delle attività didattiche.
Più della metà di quegli spezzoni
(9.269) saranno coperti dai docenti titolari, mentre gli altri 11.483
continueranno ad essere assegnati in supplenza fino al termine delle
attività.
Senza contare l’impiego sulle supplenza
brevi e saltuarie, quei 9.269 spezzoni coperti dai docenti titolari
valgono 265.705.154 euro di minori spese (inderogabili, dice il
ministro).
Significano anche altrettante nomine in meno di docenti precari.
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