Una mamma è alla ricerca di una buona scuola elementare per suo
figlio. Ma ogni offerta formativa la lascia insoddisfatta. Così le viene
un'idea. Creare lei stessa un istituto in grado di preparare i bambini,
futuri cittadini del mondo, a vivere in una società globale in continua
evoluzione.
«Una scuola per domani», come la battezza, dove si studino molto di più lingue straniere, matematica e scienze. E in modo diverso. Perché l'obiettivo non dev'essere imparare la lezione a memoria con l'ansia del voto, quanto invece sviluppare raziocino, spirito critico, creatività, abilità personali.
Succede a Verona. La protagonista si chiama Letizia Quaranta, ingegnere delle telecomunicazioni, mamma di Alexander, 5 anni, e a sua volta figlia di una maestra in pensione. Abita in Borgo Milano ma ha vissuto per un decennio all'estero, tra Berlino, Londra e Parigi. Parla cinque lingue straniere, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese. Ed è la fondatrice di «Bilingue per gioco», metodo innovativo, già recensito positivamente da diverse riviste di settore, per insegnare l'inglese in età prescolare attraverso playgroup. Significa «asilo» ma si tratta letteralmente di un «gruppo di gioco» per bimbi e genitori, con la supervisione di insegnanti madrelingua.
Letizia Quaranta non si ferma. Il progetto più ambizioso «Una scuola per domani» è in fase embrionale. Coinvolgendo enti pubblici e privati, si sta cercando una sede in città e vagliando gli aspiranti maestri. L'intenzione è aprire a settembre 2013 un istituto che si sostenti con le rette, ma anche con finanziamenti per iniziative educative d'alta qualità.
«Cosa voglio da un istituto? Che alleni davvero le nuove generazioni ad affrontare il domani, quando non saranno d'aiuto le nozioni imparate a memoria acriticamente nella tradizionale lezione frontale, ma occorrerà trovare in se stessi le risorse per creare nuove idee, con cui avviare iniziative proprie. Oggi le scuole sono di rado agganciate al presente, figuriamoci al futuro. Qui non basta un'evoluzione, serve una rivoluzione», spiega Letizia Quaranta. «Ha ragione chi dice che i nostri giovani non sanno l'inglese e sono scarsi nelle materie scientifiche. Queste lacune metteranno in seria difficoltà il nostro Paese, in futuro. Ma non si può giocare allo scaricabarile e dare la colpa agli studenti. Quanti insegnanti madrelingua inglese abbiamo nelle nostre scuole? Pochissimi. Si reitera, inoltre, l'odio per la matematica, spiegata in un modo che non la rende accattivante. E non si tratta solo di contenuti insoddisfacenti, ma anche di metodi superati. Vogliamo dimostrare che anche in Italia possiamo fare ottima istruzione». Contatti per genitori e insegnanti: nuovascuolaverona@gmail.com.
«Una scuola per domani», come la battezza, dove si studino molto di più lingue straniere, matematica e scienze. E in modo diverso. Perché l'obiettivo non dev'essere imparare la lezione a memoria con l'ansia del voto, quanto invece sviluppare raziocino, spirito critico, creatività, abilità personali.
Succede a Verona. La protagonista si chiama Letizia Quaranta, ingegnere delle telecomunicazioni, mamma di Alexander, 5 anni, e a sua volta figlia di una maestra in pensione. Abita in Borgo Milano ma ha vissuto per un decennio all'estero, tra Berlino, Londra e Parigi. Parla cinque lingue straniere, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese. Ed è la fondatrice di «Bilingue per gioco», metodo innovativo, già recensito positivamente da diverse riviste di settore, per insegnare l'inglese in età prescolare attraverso playgroup. Significa «asilo» ma si tratta letteralmente di un «gruppo di gioco» per bimbi e genitori, con la supervisione di insegnanti madrelingua.
Letizia Quaranta non si ferma. Il progetto più ambizioso «Una scuola per domani» è in fase embrionale. Coinvolgendo enti pubblici e privati, si sta cercando una sede in città e vagliando gli aspiranti maestri. L'intenzione è aprire a settembre 2013 un istituto che si sostenti con le rette, ma anche con finanziamenti per iniziative educative d'alta qualità.
«Cosa voglio da un istituto? Che alleni davvero le nuove generazioni ad affrontare il domani, quando non saranno d'aiuto le nozioni imparate a memoria acriticamente nella tradizionale lezione frontale, ma occorrerà trovare in se stessi le risorse per creare nuove idee, con cui avviare iniziative proprie. Oggi le scuole sono di rado agganciate al presente, figuriamoci al futuro. Qui non basta un'evoluzione, serve una rivoluzione», spiega Letizia Quaranta. «Ha ragione chi dice che i nostri giovani non sanno l'inglese e sono scarsi nelle materie scientifiche. Queste lacune metteranno in seria difficoltà il nostro Paese, in futuro. Ma non si può giocare allo scaricabarile e dare la colpa agli studenti. Quanti insegnanti madrelingua inglese abbiamo nelle nostre scuole? Pochissimi. Si reitera, inoltre, l'odio per la matematica, spiegata in un modo che non la rende accattivante. E non si tratta solo di contenuti insoddisfacenti, ma anche di metodi superati. Vogliamo dimostrare che anche in Italia possiamo fare ottima istruzione». Contatti per genitori e insegnanti: nuovascuolaverona@gmail.com.
Lorenza Costantino
L'Arena di Verona