Dopo tante parole, polemiche,
proteste e ricorsi annunciati è giunta l’ora x: tra poche ore diverse
decine di migliaia di candidati, forse si arriverà a quota 200mila,
potranno iscriversi alle prove preselettive per il concorso a cattedra.
La selezione diretta che, dopo 13 anni di attesa, porterà in ruolo (tra
le estati del 2013 e del 2014) 11.542 nuovi docenti appartenenti ad una
ventina di aree e raggruppamenti di classi di concorso selezionati dal
Miur, sulla base dei posti liberi, dei pensionamenti futuri e della
consistenza delle GaE.
Per iscriversi c’è tempo un mese: dal 6 ottobre sino alle ore 14 di mercoledì 7 novembre.
Chi ha intenzione di farlo (abilitati non di ruolo e coloro che hanno
acquisito il titolo di studio d’accesso alle classi di concorso messe a
concorso non oltre il 2001-2004, dipende dalla tipologia) è bene che
sappia sin d’ora che per la prima volta l’unica procedura consentita
sarà quella telematica. Gli
interessati (il Miur si aspetta 160mila domande) dovranno produrre la
richiesta di accesso al concorso utilizzando la casella di posta
elettronica ministeriale (con estensione @istruzione.it), attraverso il
sistema “Polis” raggiungibile dal sito del Miur.
Anche se dal ministero
dell’Istruzione si continua a ribadire che si tratta di una procedura
selettiva impostata sulle vecchie regole concorsuali, ci sono alcune
novità importanti. La prima riguarda la scelta di non rendere il
concorso abilitante all’insegnamento: l’abilitazione scatterà solo per
coloro che verranno immessi in ruolo. La sola idoneità, l’aver superato
tutte le prove, senza però approdare all’assunzione, non basterà. Rendendo
così impossibile la replica delle situazioni, quasi kafkiane, venutesi a
creare nei giorni scorsi in molti Ust, con gli impiegati chiamati ad
escogitare il sistema migliore per cercare di rintracciare i vincitori
del concorso a cattedra di 22 anni fa (ancora non esistevano i telefoni
cellulari).
La strada che conduce al ruolo sarà
davvero in salita: viale Trastevere si aspetta almeno 160mila candidati.
I quali, se in possesso di più titoli, potranno concorrere anche per
più ordini di scuole e classi di concorso. Il primo scoglio da superare
sarà la preselezione: i candidati saranno chiamati a rispondere, tutti
posizionati davanti ad un computer, ad una serie di test incentrati
principalmente su argomenti di logica, comprensione del testo e cultura
generale. Ogni partecipante avrà la sua “batteria” di 50 quesiti,
estratti rigorosamente a sorte attraverso un meccanismo automatizzato.
Non sarà dunque necessario che le prove, da svolgere in circa 150 atenei
e 2mila sedi scolastiche, si svolgano tutte contemporaneamente: sono
previste più tornate, da “spalmare” al massimo nel corso di due giorni.
Diversi candidati saranno subito
messi di fronte ad un bivio: il concorso è infatti bandito a livello
regionale e non sempre la scelta è facile. In compenso il candidato
potrà farlo per tutti i posti o classi di concorso per i quali è in
possesso del titolo di accesso. Innovativa è anche la fase di scrematura
iniziale: se in passato ci si è affidati soli ai titoli, stavolta
l’amministrazione ha deciso di introdurre una prova preselettiva
composta da 50 domande a risposta chiusa su quesiti principalmente di
tipo logico e deduttivo (su una batteria di 3.500 complessivi che
verranno messi a disposizione dei candidati a fine novembre, quando alle
prove mancheranno tre settimane). Per passare alla fase selettiva vera e
propria servirà risponderne a 35: non sono poche.
Per la prima volta nella storia dei
concorsi pubblici, inoltre, ogni candidato non risponderà su un foglio
di carta, ma su un computer. Per i candidati la novità non è da poco.
Soprattutto per la poca dimestichezza a scrivere su una testiera: una
cosa è riempire un foglio elettronico di dati o inviare una e-mail.
Un’altra rispondere a quesiti che si preannunciano ostici e con un solo
minuto a disposizione per ognuno. Lo sa bene anche il Miur, che infatti
ha predisposto un training on line, una sorta di esercitatore, proprio
per prepararsi al nuovo test.
Cambia anche la fisionomia della
prova scritta (in alcuni casi pratica) sulla disciplina: il tema
tradizionale lascia spazio ad una serie di quesiti a risposta aperta
(tra i 5 gli 8). E cambia il metodo di valutazione, visto che le
commissioni dovranno utilizzare una griglia nazionale predisposta
dall’amministrazione centrale. Innovativa pure la verifica orale, divisa
tra una lezione simulata, da “calibrare” sulla base della tipologia
dell’istituto e degli studenti cui sarebbe ipoteticamente rivolta,
sorteggiata ventiquattrore prima, ed un’interrogazione generale. Sul
fronte dei titoli si dà maggiore considerazione a quelli già acquisiti
per diventare prof, in particolare alle Siss: se la laurea vale anche 2
punti, l’abilitazione ne può fare incassare infatti ben 5. Una
curiosità: verranno presi in considerazione anche gli articoli
giornalistici attinenti la materia per cui si concorre: varranno 0,20
punti ciascuno.
Ultima notazione: chi non è posto con
i requisiti di accesso potrebbe venire escluso in qualsiasi momento
della procedura selettiva. Anche dopo aver superato alcune o tutte le
prove.Per quanto riguarda le proteste contro il ritorno del concorso a cattedra, per una volta preferiamo dare “voce” ad un singolo cittadino. Si tratta di un nostro lettore, Giovanni Maraia, che ci dice di aver “ritenuto di presentare un esposto al Direttore Generale del Miur, al Procuratore della Corte dei Conti del Lazio e al Procuratore della Repubblica di Roma contro il decreto del Direttore Generale del Miur n. 82 del 24/9/2012. Ho richiesto al Direttore Generale del Miur – prosegue il docente - l'adozione di un provvedimento di autotutela che annulli (ai sensi art. 21/nonies della legge n. 241/90 e succ. mod.) il bando di concorso, in quanto illegittimo per violazione di legge ed eccesso di potere”. Secondo Maraia vi sono almeno quattro violazioni insite nel bando di concorso. In sintesi, contiene “un eccesso di potere che può assumere connotati di violenza morale nei confronti di quei docenti concorrenti costretti o a non partecipare al concorso o a scegliere una sede regionale non consona alla propria esistenza di vita”, conclude il nostro lettore.
Tecnica della Scuola