“I cittadini si aspetterebbero almeno un po’ di coerenza” chiede a gran voce l’Associazione Genitori A.Ge.Toscana
in un comunicato sui tagli “sinistri” operati dalla regione e con
riferimento a situazioni locali particolarmente penalizzate e talora
critiche per la mancanza di personale.
Dall’altra parte però,
l’assessore all’istruzione Stella Targetti ha già fatto sapere che la
delibera regionale è stata assunta sulla base di un lavoro attento e
tenendo conto delle specificità territoriali. Eventuali esigenze
particolari saranno prese in considerazione nel piano di dimensionamento
2013/14. Del resto, la stessa Associazione di genitori riconosce che la
sentenza 147 della Corte Costituzionale, attesa per aprile, è stata
pubblicata il 7 giugno, un giorno dopo l’uscita dei trasferimenti per
infanzia e primaria, rendendo così pressoché impossibile fare passi
indietro.
Ma se in Toscana la scuola lamenta addirittura “16 tagli più del dovuto”, come se la passano le altre regioni?
Il Veneto, per esempio,
è stata una delle regioni più bastonate d’Italia: 47 le dirigenze
tagliate nelle scuole del primo ciclo e infanzia a seguito del
dimensionamento per il 2012/13. Il numero medio complessivo di alunni
per istituzione passa da 886 a 983 (+96,9). Nel secondo ciclo, le
dirigenze calano di 3 unità, e il numero medio di alunni passa a 939,6
(+13,2). Considerando che col dimensionamento perdono il posto anche i
relativi Dsga, con queste riduzioni il Veneto contribuisce a un
risparmio per lo stato sui 6 milioni di euro l’anno. E i tagli
continueranno l’anno prossimo. Quanto alle reggenze, nel 2011/12 sono
salite di 51 unità rispetto all’anno prima (172 reggenti su 552
dirigenti in servizio, circa 1/3). Se guardiamo poi all’organico dei
docenti, Veneto ed Emilia Romagna presentano nel 2010/11 il rapporto
alunni/docenti più alto d’Italia, rispettivamente dell’11,74% e
dell’11,81%, che significa avere un organico inferiore di circa 3mila
unità se calcolato rispetto alla media nazionale che è del 10,97%.
“In Veneto siamo al collasso”, ammette il segretario provinciale dello Snals di Vicenza Doriano Zordan. “Finora
altre regioni hanno tagliato meno del dovuto. Ma ritornare indietro a
cose fatte metterebbe la macchina organizzativa nel caos”.
Che fare allora? “Intanto
bisogna arrivare alla definizione dell’Accordo Stato-Regioni per
l’attuazione del Titolo V, per prevenire i continui ricorsi e i problemi
che ne derivano. Allo stato compete la definizione dell’organico, alle
regioni la distribuzione sul territorio. Una volta però che lo stato ha
definito le quote, bisogna lasciare alle regioni la libertà di gestire
le risorse, senza vincoli predeterminati, così da ripartire i tagli
nella maniera più equa e razionale, con attenzione alle situazioni
disagiate”.
La Tecnica della Scuola