sabato 1 febbraio 2014

Tavola di confronto sul reclutamento del Movimento 5 stelle



Premesse e considerazioni
Il tema del reclutamento dei docenti nell’ultimo trentennio è stato affrontato dai diversi governi con proposizione di soluzioni normative stratificatesi nel tempo fino a rendere la strada per l’accesso al ruolo un percorso ad ostacoli per la carriera del docente precario.

Oltre trent'anni di scelte spesso in contraddizione pagate da decine di migliaia di insegnanti con la costrizione a permanere in una situazione di precariato a tempo, questa si, indeterminato in attesa di essere assunti in ruolo da graduatorie interminabili.
Il sospetto è che ad una certa politica sia servito mantenere un costante livello di confusione e di approssimazione per conservare una quota di precariato strutturale strumentalmente debole e ricattabile, con diritti parziali rispetto al personale di ruolo, magari da utilizzare per indebolire i diritti e lo status del personale a tempo indeterminato.
E' per tali considerazioni che il M5S ha deciso di istituire un tavolo di confronto in materia di reclutamento e abilitazione in ambito scolastico al fine di pervenire a una proposta concreta - il più possibile condivisa - per la necessità evidente di porre fine a uno stato d'incertezza e confusione sul reclutamento.
Il tavolo del M5S sul reclutamento intende far sedere intorno a un tavolo i diversi soggetti interessati, vittime di un sistema politico che li ha posti "l'un contro l'altro armati", per offrir loro la possibilità di confrontarsi serenamente, in un clima di cooperazione, per elaborare una proposta da sottoporre all'attenzione del Miur, Governo e Parlamento, per arginare e mettere ordine al caos creato da anni di mala politica.
Nessuna soluzione prospettabile sarà in grado di garantire a tutti gli aspiranti insegnanti inseriti o meno nelle graduatorie di ottenere la cattedra nella scuola statale. Ma è anche necessario finire di alimentare illusioni e speranze. Non si può più giocare e speculare sul precariato con promesse impossibili, soprattutto in una fase così delicata della crisi economica in cui stiamo vivendo.
Un'iniziativa nuova e mai sperimentata prima d'ora: quella di rendere protagonisti della riforma i soggetti stessi interessati per farne degli interpreti attivi, moderando le diverse posizioni, prendendo atto delle molteplici istanze avanzate, rendendosi garante di promuovere all'interno del Parlamento le proposte che emergeranno da tale tavolo di confronto, dando pieno significato all'appellativo di "Portavoce dei cittadini"!


Un po’ di storia del reclutamento: Sintesi normativa degli ultimi 40 anni in tema di reclutamento
In tema di reclutamento per parlare del moderno precariato nella scuola si potrebbe partire dal 1989 quando ci fu l’introduzione del "doppio canale", prima, e delle "graduatorie permanenti", poi, passando per quelle "a esaurimento" .
Ma si potrebbe iniziare il racconto anche da prima: dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, quando la scolarizzazione in Italia si impennò e in appena un decennio - dal 1962 al 1972 - gli alunni passarono da 8 a 11 milioni, mandando in tilt l'intero sistema scolastico nazionale. Le prime leggi ad hoc sul precariato della scuola arrivano infatti nel 1971 e nel 1973, quando vennero indetti i primi corsi speciali per rilasciare l'abilitazione all'insegnamento a coloro che avevano lavorato soltanto col titolo di studio: laurea o diploma.
Sanatorie in poco tempo. Prima di allora la certificazione - l'abilitazione - per insegnare si otteneva soltanto attraverso l'idoneità ad un pubblico concorso, perché così stabilisce la Costituzione. Ma in quegli anni di tumultuoso incremento della popolazione scolastica bastava presentarsi a scuola e chiedere al preside di insegnare. Spesso, per essere assunti bastava essere in possesso della laurea o di un diploma tecnico e, se c'era posto, il gioco era fatto. La penuria di docenti era tale che la scuola reclutava quasi tutti. Si cominciava una carriera da precario destinata poi ad essere sanata da una serie di interventi legislativi successivi.
"Per soli titoli". Nel 1973, venne infatti sancito il diritto ad essere immessi in ruolo, oltre che attraverso il concorso per esami e titoli, anche attraverso una graduatoria ad esaurimento: il concorso per soli titoli. Il precariato, in quegli anni, toccò la quota del 50 del per cento - circa 217mila insegnanti - dell'intero personale docente e occorreva tamponare una eccessiva instabilità del sistema. Per iscriversi nelle neonate graduatorie ad “esaurimento”, bastava essere in possesso dell'abilitazione all'insegnamento e una determinata anzianità di servizio: due o tre anni di supplenza.
Con la legge del 73 furono immesse in ruolo negli anni successivi 200.000 insegnanti e il tasso di precariato passò dal 52% al 28%. Nonostante diversi corsi di abilitazione riservati e le numerose immissioni in ruolo, il fenomeno del precariato non si ridusse continuando a crescere in un’epoca che era ancora di grande espansione scolastica.
Successivamente, con la legge 270/82 (Ministro Falcucci) si istituiva una graduatoria ad esaurimento per gli incaricati annuali e una sessione riservata di abilitazione preceduta da corsi di preparazione. Comunque tra il 1982 e il 1984 circa 150.000 persone beneficiarono gradualmente dell’immissione in ruolo. Nel frattempo venivano riattivati anche i concorsi ordinari che si svolsero tra il 1983 e il 1985, a quasi 15 anni dai precedenti, che si erano conclusi nel 1969. Era la prima legge che tentava di dare risposte al caos del precariato creatosi negli anni settanta e per uscire dall'esperienza dei corsi abilitanti degli anni precedenti gestiti in maniera molto discutibile. La Falcucci aveva immaginato ottimisticamente che tale sistema avrebbe eliminato il precariato nel giro di pochi anni, ma nel frattempo, la massa di insegnanti precari aumentava con lo stesso ritmo dell'incremento degli alunni.
Con la legge 417 del 1989 il famoso o famigerato "doppio canale" di reclutamento viene di fatto istituzionalizzato: la metà dei posti a disposizione per le immissioni in ruolo al "concorso per titoli ed esami", l'altra al concorso "per soli titoli". La legge, in realtà, legalizzava il fatto che l'accesso ai ruoli dei docenti avveniva da decenni senza concorso: grazie ai "corsi abilitanti", giustificati per un verso con l'enorme dilatazione del "bisogno di insegnanti", per un altro con il fatto che i concorsi non venivano banditi con il ritmo e i tempi necessari. Il marchingegno della 417 consisteva appunto nel chiamare "concorso" anche l'accesso ai ruoli per il 50% dei posti, garantito dall'inserimento nel secondo canale. Questo, a differenza del "vero concorso" per di più era permanente: dalla graduatoria si entrava in ruolo per scorrimento, e la posizione in essa era sostanzialmente determinata dall'anzianità di servizio. La conseguenza più perversa era che, non bandendosi nei tempi previsti i concorsi ordinari, per un verso l'unico accesso ai ruoli era ovviamente determinata dal "concorso permanente" rappresentato dal secondo canale, col vantaggio non trascurabile per gli iscritti, oltre che di non confrontarsi con altri aspiranti in una libera competizione, di occupare i posti più interessanti; per un altro il riformarsi di una massa di precari non abilitati, ed in quanto tali esclusi dall'iscrizione al secondo canale stesso. L'unica via per l'abilitazione era infatti la partecipazione ad un concorso "per titoli ed esami". Nonostante, infatti, che la 417 prescrivesse il bando di concorsi "ordinari" con cadenza triennale, per quasi dieci anni non ce ne fu traccia, a seguito di innumerevoli proroghe succedutesi nelle varie leggi finanziarie.
Il sistema è stato profondamente modificato dieci anni dopo, con la L.124 del 1999 e in connessione con il bando dei concorsi "per titoli ed esami", detti "ordinari".
Ritenendosi ormai inutile il mantenimento della parola "concorso", evidentemente perché ormai "ben digerito" il principio dell'accesso ai ruoli senza averli conseguiti con esso, il secondo canale 2 venne trasformato in semplice "graduatoria permanente" per l'accesso al 50% dei posti disponibili per l'immissione in ruolo.
Con la legge 124 del 1999 (che modifica alcuni artt. del dl 297 del 1994), dunque, si afferma che "l'accesso ai ruoli del personale docente della scuola mat., elem., secondaria ha luogo per il 50% dei posti a tal fine annualmente assegnabili, mediante concorsi per titoli ed esami e per il restante 50%, attingendo alle graduatorie permanenti di cui all'art. 401" ; inoltre, cosa fondamentale, la legge 306 del 2000 afferma che "l'esame di stato che si sostiene al termine del corso svolto dalle scuole di specializzazione ha valore concorsuale".
Con la legge 12/99 voluta dal ministro Berlinguer, tentando di dare l’ennesima svolta, si introdusse dunque la distinzione tra percorsi di abilitazione (lauree magistrali abilitanti, SSIS) e reclutamento mantenendo inalterata l'architettura del doppio canale. Concretamente si toglieva al concorso la possibilità di riconoscere l'abilitazione all'insegnamento, affidandola ad un separato canale universitario e ciò in ottemperanza alla direttiva europea che aveva previsto una formazione universitaria ulteriore per i docenti fin dal 1990. Come ben noto però dal 1999 al 2012 non furono indetti concorsi a cattedra, come invece previsto dalla legge, creando una situazione di caos nelle graduatorie che da permanenti con aggiornamenti biennali, sono state nel frattempo trasformate col Ministro Fioroni, ad esaurimento.
Il ministro Gelmini ha successivamente eliminato le SSIS con la promessa di introdurre in tempi brevi nuovi percorsi di abilitazione con i TFA, giunti invece con enorme ritardo creando nel contempo una ulteriore massa di laureati privi di abilitazione che operavano come supplenti nelle scuole.




Gli ultimi avvenimenti in tempi recenti: il concorso dopo 13 anni, i TFA e i PAS
Nel frattempo, si insedia il governo Monti e con esso il Ministro Profumo che affronta il problema del reclutamento reintroducendo dopo ben dodici anni la procedura del concorso a cattedra. Tutto questo mentre si procedeva nel caos alla fase di avvio dei Tfa, ai progetti di riordino delle classi di concorso, all'estinzione del CNPI. Con Profumo il concorso, viene presentato, come metodo prioritario di reclutamento, senza affrontare il problema dei problemi: quello del precariato storico, di chi è già in possesso di una o più abilitazioni, di chi ha superato a sue spese le SSIS, di chi da anni, anche senza abilitazione, ha insegnato nella scuola statale, di chi si trova costretto, sempre a proprie spese a frequentare i TFA senza nessuna certezza di acquisire il ruolo.
Il Tirocinio Formativo Attivo, istituito dal ministro Gelmini col DM 249/10, avrebbe dovuto costituire il percorso abilitante con cadenza annuale che andava a sostituire le SSIS. L’unica via possibile per accedere all’insegnamento, con posti calcolati sul fabbisogno regionale per ogni classe di concorso: così viene presentato il TFA. Due successive prove, una scritta e una orale, proposte dalle singole università, scremano ulteriormente la platea finché ad essere ammessi al primo ciclo TFA sono circa 11000. Stante la chiusura delle graduatorie ad esaurimento (GAE) stabilita dal ministro Fioroni nel 2007, l’acquisizione del titolo TFA non garantiva il reclutamento a tempo indeterminato, bensì l’iscrizione in seconda fascia delle graduatorie d’istituto (GI). Mentre ancora si stanno chiudendo le selezioni per il TFA, il ministro Profumo indice dopo 13 anni il concorso a cattedra per i già abilitati (unica eccezione i laureati prima del 2002).
Durante lo svolgimento dei corsi TFA, il ministro Profumo emana anche il decreto sul TFA speciale, poi PAS (Percorsi abilitanti speciali): corsi per ottenere l’abilitazione senza selezione all’ingresso, riservati a coloro che avevano almeno tre anni di anzianità. Vale il servizio nelle paritarie e l’arco temporale in cui possono essere maturati i tre anni viene esteso dal 1999 al 2013, periodo in cui tra SSIS e TFA le opportunità di abilitarsi con un regolare percorso selettivo non sarebbero certo mancate.
Questo, in sintesi, il quadro in oltre trent’anni dei diversi approcci fallimentari con cui si è affrontato il problema del precariato scolastico. Il Parlamento e il Governo sono quindi chiamati a definire un quadro legislativo sul tema del reclutamento dei docenti che superi la situazione attuale e dia finalmente certezza nei tempi lunghi ai percorsi di abilitazione e assunzione a tempi indeterminato dei docenti nella scuola pubblica.
I numeri del precariato
Nonostante i tentativi normativi degli ultimi trent’anni, l'esercito di precari della scuola sembra ben lontano dall’esaurirsi: gli ultimi dati nazionali, indicano che all'inizio di quest’anno scolastico sono stati sottoscritti 118.468 contratti a tempo determinato a docenti supplenti di cui 106.380 al termine delle attività didattica (30 giugno) e 12.088 per supplenze annuali (31 agosto). Sommando il personale ATA sono in tutto 136.896 precari, un numero altissimo, che sovrasta quello di qualsiasi altro comparto lavorativo, dove rappresentano ben oltre la metà dei circa 250 mila complessivi del pubblico impiego. Nella scuola, inoltre, sono in sensibile crescita: lo scorso anno gli incarichi assegnati in tutte le scuole furono poco più di 126 mila. Senza contare che si tratta di numeri in “difetto”: non contemplano, infatti, le decine di migliaia di contratti stipulati per le supplenze brevi per maternità o malattie o congedi.
I dati dimostrano che la situazione del precariato nella scuola italiana è tutt’altro che indirizzato verso una soluzione. Nonostante in sei anni siano stati tagliati 200 mila posti - tanti erano stati i dipendenti in più chiamati a votare in occasione delle elezioni Rsu del 2006 rispetto a quelli del 2012 - , continua infatti a rimanere altissima la percentuale di precari: 118 mila insegnanti e 18 mila tra amministrativi, tecnici ed ausiliari.
Inoltre, nei prossimi anni la situazione è destinata a rimanere tale. E ciò nonostante le previste e non ancora concretizzate immissioni in ruolo pari a 69.000 docenti curricolari e circa 27.000 docenti di sostegno che lo ricordiamo sono a costo zero previste dal decreto Istruzione nel prossimo triennio, sempre se confermate di anno in anno dal Mef: siccome i pensionamenti previsti nello stesso arco di tempo corrispondono ad un numero analogo (circa 20 mila l’anno), tutto questo significa che le assunzioni serviranno a coprire a stento il turn over. Lasciando immutato il numero di precari.
Rimangono infine al palo tutti i 30mila insegnanti precari che lo Stato ha provveduto a selezionare, formare e abilitare, tramite concorso a cattedra o attraverso i Tfa ordinari e i quasi 66.000 docenti non abilitati che stanno per iniziare i PAS: non saranno accolti nelle stesse graduatorie dove invece si trovano oggi i loro colleghi precari, allo stesso modo vincitori di procedure concorsuali o formati tramite analoghi percorsi universitari.
Di seguito i docenti precari iscritti nelle graduatorie ad esaurimento al 2013, quelli abilitati con TFA e i dicenti che hanno presentato domanda per la partecipazione ai percorsi di abilitazione speciali (PAS):
Iscritti in Gae 2013
183.000
Abilitati con TFA
11.000
Docenti che hanno presentato domande per PAS
65.973

Esiti del concorso 2012
Posti messi a bando
11542
Vincitori al 30 settembre
8303
presenti in Gae
5733
seconda fascia GI (abilitati non presenti in Gae)
66
Terza fascia GI (non abilitati)
1290
Non presenti in Gae e GI
1214
Di cui immessi in ruolo
3255

Di seguito la ripartizione delle
immissioni in ruolo del contingente 2012-13
contingente immissioni 2012-13
11138
di cui da concorso del 99 (per le CDC non bandite)
4089
di cui da concorso del 2012 (per le GM pubblicate)
3255
di cui da Gae
3367
immesso in ruolo al 31 agosto 2013
10711

Di seguito gli
organici (posti comuni e di sostegno)dei docenti nell’anno 2013/14
Regione
Infanzia
Primaria
I grado
Il grado
Totale
Piemonte
6.603
17.539
11.558
15.318
51.018
Lombardia
10.574
40.622
25.031
29.496
105.723
Veneto
4.400
19.705
13.346
17.199
54.650
Friuli
1.715
4.701
3.049
4.350
13.815
Liguria
1.896
5.493
3.691
5.146
16.226
Emilia Romagna
4.861
17.073
10.083
15.397
47.414
Toscana
5.827
13.772
8.687
13.769
42.055
Umbria
1.663
3.547
2.350
3.550
11.110
Marche
3.073
5.956
3.955
6.631
19.615
Lazio
7.924
24.262
15.776
21.905
69.867
Abruzzo
2.749
5.073
3.823
5.536
17.181
Molise
646
1.305
936
1.519
4.406
Campania
12.968
24.956
21.347
28.297
87.568
Puglia
7.896
15.977
12.439
19.677
55.989
Basilicata
1.224
2.520
1.938
2.906
8.588
Calabria
4.305
9.190
7.062
9.900
30.457
Sicilia
9.622
21.347
17.794
21.983
70.746
Sardegna
2.943
6.514
5.051
7.389
21.897
Italia
90.889
239.552
167.916
229.968
728.325

Di seguito i posti sul sostegno ripartiti per regione e per grado nell’anno scolastico 2013/14
Regione
Infanzia
Primaria
I grado
Il grado
Totale
Piemonte
585
2.364
1.981
1.780
6.710
Lombardia
1.050
6.016
4.124
1.939
13.129
Veneto
493
2.927
2.224
1.468
7.112
Friuli
141
452
377
265
1.235
Liguria
175
917
664
562
2.318
Emilia Romagna
443
2.446
1.637
1.777
6.303
Toscana
450
1.638
1.225
1.147
4.460
Umbria
118
537
380
375
1.410
Marche
299
959
681
840
2.779
Lazio
1.225
5.226
3.273
2.812
12.536
Abruzzo
276
870
719
696
2.561
Molise
87
262
184
240
773
Campania
1.191
4.820
4.123
3.459
13.593
Puglia
801
2.794
2.212
2.700
8.507
Basilicata
86
330
268
330
1.014
Calabria
356
1.553
1.002
1.068
3.979
Sicilia
983
3.925
3.167
1.982
10.057
Sardegna
297
998
824
796
2.915
Italia
9.056
39.034
29.065
24.236
101.391

Di seguito è riportata la tabella dei dati Miur dal sistema SIDI relativi all’anno scolastico 2013-14 (dati del 5-11-2013) con la distinzione per grado scolastico degli incarichi a tempo determinato ed un raffronto con l’anno scolastico precedente.



Anno scolastico 2013/14











Normale
Sostegno
Supplenti annuali
Normale
Sostegno
Suppl. al termine a.d.
Normale
Sostegno
Totale supplenti
Scuola dell'infanzia
1.165
283
1.448
2.743
4.815
7.558
3.908
5.098
9.006
Scuola Primaria
2.216
526
2.742
10.023
17.175
27.196
12.239
17.701
29.940
Scuola secondaria di I grado
4.019
427
4.446
18.614
11.949
30.563
22.633
12.376
35.009
Scuola secondaria di II grado
3.215
237
3.452
28.182
12.879
41.061
31.397
13.116
44.513
Totale docenti
10.615
1.473
12.088
59.562
46.818
106.380
70.177
48.291
118468

Annuali
Fino al termine delle attività
Totale supplenti







ATA
 3.173
 15.255 
 18.428

















Totale Docenti e ATA

15.261


121.635


136.896




Anno scolastico 2012/3










Normale
Sostegno
Supplenti annuali
Normale
Sostegno
Supplenti al termine a.d.
Normale
Sostegno
Totale supplenti
Scuola dell'infanzia
608
95
703
2.893
4.036
6.929
3.501
4.131
7.632
Scuola Primaria
1.690
260
1.950
10.404
14.340
24.744
12.094
14.600
26.694
Scuola secondaria di I grado
3.883
291
4.174
18.678
9.829
28.507
22.561
10.120
32.681
Scuola secondaria di II grado
2.518
120
2.638
27.565
10.665
38.230
30.083
10.785
40.868
Totale docenti
8.699
766
9.465
59.540
38.870
98.410
68.239
39.636
107.875




Annuali
Fino al termine delle attività





Totale supplenti
ATA

5.172


13.260



18.432













Totale Docenti e ATA

14.637


111.670



126.307