mercoledì 29 maggio 2013

TFA Speciali - A che punto siamo? I nodi ancora da sciogliere

Regna il caos per la definizione dei TFA speciali 2013. La Corte dei Conti non ha ancora dato alcun responso per la loro ufficializzazione ai fini della formazione professionale dei futuri insegnanti. Ad avvalorare quanto appena detto è anche il comunicato diffuso dal Miur ovvero che la Corte ha delle perplessità in ordine ai TFA per cui ha lasciato che il Miur desse il suo parere.

Insomma uno scarica all’altro le definitive scelte. Al Miur tocca comunque risolvere entro quest’anno quattro fondamentali argomenti:
1) stabilire se tutti i docenti possono accedere ai TFA speciali. Problemi infatti nascerebbero per coloro che sono già assunti a tempo indeterminato nelle scuole seppur non qualificati;
2)  attivarsi per la maggiore comprensione dei titoli di accesso,
3)  stabilire e ufficializzare la durata dei corsi in tre anni e non in due come pubblicato dal decreto;
4) rivedere i test di selezione in quanto carenti nel loro contenuto. Il test è composto da 70 quesiti, cui bisogna dare una risposta da scegliere dalle 4.
Ad ogni risposta giusta verrà dato un punteggio di 1,25, per quelle non date zero punti, per quelle errate invece c’è la decurtazione di mezzo punto. Se il cumulo dei punti è di 43 la prova non viene considerata valida. Accanto a questa situazione, c’è anche quella del concorso della scuola pubblica, che dovrebbe avere il suo termine entro il mese di luglio e che dovrebbe inserire 11.542 nuovi docenti a tempo indeterminato. L’ultima prova è formata da due fasi: la prima prevede la simulazione di una lezione di circa 30 minuti e la seconda invece un colloquio con la commissione di esame. Quel che deve essere puntualizzato sono i termini e le modalità con cui tali colloqui devono essere sostenuti.
Il Ministro dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca, ha diffuso una circolare recepita da tutti gli Uffici scolastici regionali nel quale sono stati chiariti i tempi della prova simulata della lezione, prova mai indicata nei concorsi, che sarà di 30 minuti. A tal fine il Ministro ha voluto precisare che non è un termine rigoroso ma indicativo e nel quale comunque il candidato deve rientrare nell’esposizione di un argomento, la cui traccia sarà estratta il giorno prima dalla commissione. Al fine di accelerare i tempi saranno sfruttati anche gli orari pomeridiani sia per le prove del concorso, sia per l’estrazione delle tracce e se necessario anche i giorni festivi.
La seconda fase dell’ultima prova, anch’essa da sostenere nell’indicativo tempo di 30 minuti, e consisterà in un colloquio che il candidato dovrà sostenere davanti alla commissione che dovrà accertare e valutare le tecniche e le metodologie adottate dal candidato nello svolgimento della prova.
A tal fine, il MIUR ha chiarito: “Si potrà trattare di approfondimenti di carattere disciplinare che consentano di mettere in risalto l’ampiezza e la profondità delle conoscenze del candidato, oppure di sollecitare il candidato a giustificare e ad arricchire le scelte didattiche illustrate, facendo anche riferimento alle modalità di documentazione e di verifica”. Questo è un quesito che riguarda tutti, sia coloro che sono stati già esclusi e sia color che invece sono ancora in ballo per tale procedimento. Certo, è alquanto singolare che un concorso abbastanza criticato per le sue modalità, carenze, afflitto da ricorso peraltro in gran parte accolti e che ha permesso ai candidati di rientrare in gioco per poter arrivare all’ultimo step delle prove e avere uno dei prefissati posti e che fa anche pensare all’ipotesi di un annullamento del concorso stesso.
Tanto è confortato dal fatto che sono stati rilevati casi in cui nelle prove scritte è stato permesso ai candidati di fare uso di dispositivi vietati dal bando, quali smartphone e accessori di recente tecnologia o casi di permesso accordato per andare verso i servizi igienici anche in assenza di necessità. Palese, a chi tale permesso è stato accordato, era il fine: poter copiare quanto non si sapeva, ovvero commettere un reato, perché tale è la situazione nella quale incorre chi trasgredisce delle norme pubbliche poste alla base di un concorso. Permesso clamorosamente negato ad una candidata in evidente stato di gravidanza.

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