Laureata in fisica a Pisa nel 1990, è stata anche Direttore della
Divisione Ricerche con Delega del Direttore della Scuola Superiore
Sant’Anna e coordinatore dell’ARTS Lab (Advanced Robotics Technology and
Systems Laboratory) della Scuola Superiore Sant’Anna fino a dicembre
2007.
Nel 2003 è stata Visiting Professor all’università di Vienna, dove ha tenuto corsi sulla biomeccatronica. L’anno dopo ha insegnato biomeccatronica all’Università Campus Biomedico, Roma.
Scienziata, ricercatrice, docente, manager, mentore, Maria Chiara Carrozza, già professore ordinario in Bioingegneria Industriale alla Scuola Sant'Anna di Pisa, ne è diventata direttore nel 2007.
Imponente la sua attività scientifica, che spazia nei settori della biomeccatronica, bioingegneria, biorobotica e neuro-robotica, nei quali Maria Chiara Carrozza eccelle.
Già direttore della Divisione Ricerche del Sant'Anna e coordinatore dell'ARTS Lab (Avanced Robotics Technology and Systems Laboratory), è stata chiamata a tenere seminari al MIT in Massachusetts, all'Ecole Normale Supérieure di Parigi, alle università di Tokyo, Philadelphia, Seul, solo per citarne alcune.
In vent'anni è riuscita a costruirsi una carriera straordinaria, testimoniata da un impressionante curriculum ricco di incarichi, ricerche internazionali, attività scientifiche e pubblicazioni di alto livello.
Maria Chiara Carrozza non è il classico “cervello in fuga”: all'estero ha sì studiato e lavorato, ma è in Italia, a Pisa, e in particolare alla Scuola Superiore Sant'Anna di piazza Martiri della Libertà, la riconosciuta patria della sua affermazione.
Nel 1990, a 25 anni, si laurea in Fisica all'Università di Pisa con una tesi che indaga gli attributi fisici (come l'energia) delle particelle elementari. Nei due anni successivi è al CERN (importante istituto europeo di ricerca nucleare) di Ginevra, impegnata in uno stage: fa esperimenti e, intanto, accudisce i due figli piccoli.
È occupata instancabilmente tra ricerca, insegnamento, direzione ed anche mentorship, occupandosi della supervisione di dottorandi e ricercatori post-dot.
Come immagina il futuro Maria Chiara Carrozza?
“La sfida si gioca nel campo energetico e ambientale, puntando a far avere energia, cibo e acqua a tutti. Le multinazionali, di elettronica di consumo o del settore automotive per esempio, dovranno convertire la produzione quando i mercati mondiali saranno saturi. La nuova frontiera è rappresentata dall'alta tecnologia a basso costo, rendendola accessibile a tutti, per poter ridurre sprechi, consumi energetici e salvaguardare l'ambiente. Case più tecnologiche (domo-robotica), mobilità sostenibile, sviluppo delle biotecnologie per abbattere la fame nel mondo non sono chimere, ma realtà scientificamente già possibili oggi. E poi c'è il vasto settore dell'assistenza e cura della persona, basano sulle tecnologie avanzate per migliorare la qualità di vita di anziani e disabili. La mia generazione – sostiene – ha ereditato un modello di sviluppo che sta mostrando tutti i suoi limiti, e ci vuole tempo per costruire un paradigma nuovo. Ma le nuove generazioni possono, e devono, cominciare a farlo”.
Ma le è stato pure chiesto se In Italia è possibile: ”formare adeguatamente i giovani che affronteranno le sfide di domani?”
“Si, a dispetto di quanto generalmente si dice, abbiamo docenti e ricercatori seri e capaci, e tanti giovani di valore che vogliono impegnarsi per creare il nuovo, anche spinti da motivazioni sociali”.
Tecnica della Scuola
Nel 2003 è stata Visiting Professor all’università di Vienna, dove ha tenuto corsi sulla biomeccatronica. L’anno dopo ha insegnato biomeccatronica all’Università Campus Biomedico, Roma.
Scienziata, ricercatrice, docente, manager, mentore, Maria Chiara Carrozza, già professore ordinario in Bioingegneria Industriale alla Scuola Sant'Anna di Pisa, ne è diventata direttore nel 2007.
Imponente la sua attività scientifica, che spazia nei settori della biomeccatronica, bioingegneria, biorobotica e neuro-robotica, nei quali Maria Chiara Carrozza eccelle.
Già direttore della Divisione Ricerche del Sant'Anna e coordinatore dell'ARTS Lab (Avanced Robotics Technology and Systems Laboratory), è stata chiamata a tenere seminari al MIT in Massachusetts, all'Ecole Normale Supérieure di Parigi, alle università di Tokyo, Philadelphia, Seul, solo per citarne alcune.
In vent'anni è riuscita a costruirsi una carriera straordinaria, testimoniata da un impressionante curriculum ricco di incarichi, ricerche internazionali, attività scientifiche e pubblicazioni di alto livello.
Maria Chiara Carrozza non è il classico “cervello in fuga”: all'estero ha sì studiato e lavorato, ma è in Italia, a Pisa, e in particolare alla Scuola Superiore Sant'Anna di piazza Martiri della Libertà, la riconosciuta patria della sua affermazione.
Nel 1990, a 25 anni, si laurea in Fisica all'Università di Pisa con una tesi che indaga gli attributi fisici (come l'energia) delle particelle elementari. Nei due anni successivi è al CERN (importante istituto europeo di ricerca nucleare) di Ginevra, impegnata in uno stage: fa esperimenti e, intanto, accudisce i due figli piccoli.
È occupata instancabilmente tra ricerca, insegnamento, direzione ed anche mentorship, occupandosi della supervisione di dottorandi e ricercatori post-dot.
Come immagina il futuro Maria Chiara Carrozza?
“La sfida si gioca nel campo energetico e ambientale, puntando a far avere energia, cibo e acqua a tutti. Le multinazionali, di elettronica di consumo o del settore automotive per esempio, dovranno convertire la produzione quando i mercati mondiali saranno saturi. La nuova frontiera è rappresentata dall'alta tecnologia a basso costo, rendendola accessibile a tutti, per poter ridurre sprechi, consumi energetici e salvaguardare l'ambiente. Case più tecnologiche (domo-robotica), mobilità sostenibile, sviluppo delle biotecnologie per abbattere la fame nel mondo non sono chimere, ma realtà scientificamente già possibili oggi. E poi c'è il vasto settore dell'assistenza e cura della persona, basano sulle tecnologie avanzate per migliorare la qualità di vita di anziani e disabili. La mia generazione – sostiene – ha ereditato un modello di sviluppo che sta mostrando tutti i suoi limiti, e ci vuole tempo per costruire un paradigma nuovo. Ma le nuove generazioni possono, e devono, cominciare a farlo”.
Ma le è stato pure chiesto se In Italia è possibile: ”formare adeguatamente i giovani che affronteranno le sfide di domani?”
“Si, a dispetto di quanto generalmente si dice, abbiamo docenti e ricercatori seri e capaci, e tanti giovani di valore che vogliono impegnarsi per creare il nuovo, anche spinti da motivazioni sociali”.
Tecnica della Scuola