Insegno da trentotto anni e mi permetto di esprimere alcune opinioni a proposito dei cosiddetti TFA speciali.
Ai miei tempi, che brutta frase!, non troppo remoti, però, ci si iscriveva liberamente ai “Pubblici Concorsi per esami e titoli” e la selezione era piuttosto severa.
Chi superava il concorso, sapeva che nell'arco di un paio d'anni al massimo, sarebbe entrato “in ruolo”, magari a cento chilometri da casa, o forse più, ma non avrebbe più dovuto versare sangue e lacrime, nell'attesa di una chiamata da una scuola e poi da un'altra e da un'altra ancora. Ma la gioia non durava molto, perchè la realtà si discostava da quanto appreso sui libri: approcciarsi agli alunni e alle famiglie e ai Colleghi e al Direttore Didattico/ Preside; saper tenere la disciplina, saper risvegliare la curiosità dei “discenti” e far loro digerire anche le materie più ostiche dovendo contare solo sulle proprie forze-non esisteva la figura tutoriale, alloracreavano uno stato d'ansia e a volte ci si chiedeva se si fosse all'altezza del compito. Alcuni miei compagni d'avventura, dopo qualche anno, ha verificato la propria inadeguatezza e hanno “mollato”, riacquistando la stima di sé e degli altri.
Oggi, nel XXI secolo, una prassi perversa e malefica, invece, costringe migliaia di Insegnanti al precariato a vita, o quasi.
Conosco centinaia di Insegnanti precari che da almeno un quinquennio e più, hanno conseguito la benedetta “abilitazione all'insegnamento” sul campo, dimostrando doti umane e professionali, preparazione, continuo aggiornamento, capacità di relazionarsi in modo positivo con tutto l'entourage, riuscendo a far apprezzare ai loro alunni/allievi anche le materie meno accattivanti. Eppure, c'è Qualcuno che preferirebbe che in classe entrassero, soprattutto alla “Primaria”, Insegnanti senza nessuna esperienza, se non quella teorica-universitaria che, di sicuro, fornirà i dati virtuali dell'Insegnamento, che molto si discostano da quelli che solo l'esperienza diretta e continua in classe può fornire.
E allora ben vengano i TFA SPECIALI, che non sono certamente da considerarsi una sanatoria, ma una possibilità ai tanti bravissimi insegnanti, qualcuno magari un po' “attempato”, di svolgere in serenità l'ARTE PREZIOSA dell'Insegnamento e dell'Educazione, così come stanno facendo da anni, con soddisfazione di tutti, adulti e non.
Permettetemi, poi, di sottolineare che le “guerre tra poveri”, cioè tra aspiranti ai TFA Ordinari e quelli Speciali, concorrono solamente a favorire Chi sul “dividi et imperat” ci sguazza per non porre rimedi agli annosi problemi della Scuola e getta un'ombra amara di immaturità di chi comporrà il futuro “Corpo Docente”.
Ai miei tempi, che brutta frase!, non troppo remoti, però, ci si iscriveva liberamente ai “Pubblici Concorsi per esami e titoli” e la selezione era piuttosto severa.
Chi superava il concorso, sapeva che nell'arco di un paio d'anni al massimo, sarebbe entrato “in ruolo”, magari a cento chilometri da casa, o forse più, ma non avrebbe più dovuto versare sangue e lacrime, nell'attesa di una chiamata da una scuola e poi da un'altra e da un'altra ancora. Ma la gioia non durava molto, perchè la realtà si discostava da quanto appreso sui libri: approcciarsi agli alunni e alle famiglie e ai Colleghi e al Direttore Didattico/ Preside; saper tenere la disciplina, saper risvegliare la curiosità dei “discenti” e far loro digerire anche le materie più ostiche dovendo contare solo sulle proprie forze-non esisteva la figura tutoriale, alloracreavano uno stato d'ansia e a volte ci si chiedeva se si fosse all'altezza del compito. Alcuni miei compagni d'avventura, dopo qualche anno, ha verificato la propria inadeguatezza e hanno “mollato”, riacquistando la stima di sé e degli altri.
Oggi, nel XXI secolo, una prassi perversa e malefica, invece, costringe migliaia di Insegnanti al precariato a vita, o quasi.
Conosco centinaia di Insegnanti precari che da almeno un quinquennio e più, hanno conseguito la benedetta “abilitazione all'insegnamento” sul campo, dimostrando doti umane e professionali, preparazione, continuo aggiornamento, capacità di relazionarsi in modo positivo con tutto l'entourage, riuscendo a far apprezzare ai loro alunni/allievi anche le materie meno accattivanti. Eppure, c'è Qualcuno che preferirebbe che in classe entrassero, soprattutto alla “Primaria”, Insegnanti senza nessuna esperienza, se non quella teorica-universitaria che, di sicuro, fornirà i dati virtuali dell'Insegnamento, che molto si discostano da quelli che solo l'esperienza diretta e continua in classe può fornire.
E allora ben vengano i TFA SPECIALI, che non sono certamente da considerarsi una sanatoria, ma una possibilità ai tanti bravissimi insegnanti, qualcuno magari un po' “attempato”, di svolgere in serenità l'ARTE PREZIOSA dell'Insegnamento e dell'Educazione, così come stanno facendo da anni, con soddisfazione di tutti, adulti e non.
Permettetemi, poi, di sottolineare che le “guerre tra poveri”, cioè tra aspiranti ai TFA Ordinari e quelli Speciali, concorrono solamente a favorire Chi sul “dividi et imperat” ci sguazza per non porre rimedi agli annosi problemi della Scuola e getta un'ombra amara di immaturità di chi comporrà il futuro “Corpo Docente”.