Non ci sono solo indicazioni su Tfa e concorsi. Il punto della situazione pubblicato l'8 maggio
dal ministero dell’Istruzione contiene anche altre comunicazioni. La
cui valenza è passata in secondo piano, solo perché non si tratta di
informazioni che appartengono alla stretta attualità. Tuttavia
sicuramente altrettanto importanti, almeno ai fini dell’organizzazione
scolastica che si verrà a determinare nel futuro prossimo. Oltre che per
il personale docente, precario e di ruolo.
Ma veniamo al dunque. La prima
notizia che dà viale Trastevere, in linea con quanto già espresso dal
ministro Profumo, è quella di voler mantenere in vita e “svuotare progressivamente”
le graduatorie ad esaurimento, dove ancora stazionano (con l’ultima
entrata dei Sissini, anche se l’ufficialità arriverà solo con il
prossimo rinnovo) oltre 230mila precari. Secondo il Miur, del resto, “la
normalizzazione del sistema si avrà solo conservando le graduatorie ad
esaurimento nella loro struttura attuale fino all’effettivo esaurimento e
rispettando la ciclicità dei concorsi”. Insomma, a differenza di
altri punti, per i quali l’intervento del Miur non sembra aver sciolti i
nodi, sulle GaE l’impegno appare chiaro e deciso. Ma anche davvero
probante: vale la pena ricordare che occorreranno almeno 15 anni per
vedere assunti tutti i candidati abilitati presenti nelle oltre 100
liste di attesa provinciali. Se consideriamo che la stima era precedente
alla riforma pensionistica Monti-Fornero, che rallenterà di molto il
turn-over, oltre che all’introduzione dei nuovi concorsi, da cui
usciranno candidati concorrenti al ruolo (seppure da assumere in
percentuale minore), i tempi non potranno che allungarsi. E nemmeno di
poco.
Un discorso analogo può essere fatto per la riorganizzazione delle nuove classi di concorso. Il cui restyling, sempre secondo il Miur “entrerà in vigore dal 2013-14”. Non solo: delle nuove classi di concorso si “terrà conto nel bando concorsuale della prossima primavera”.
Quindi dovranno, per forza di cose, essere completate entro il prossimo
inverno, quando si cominceranno a delineare organici e usciranno i
bandi della selezione pubblica nazionale. Nessuna anticipazione, invece,
per quanto riguarda i contenuti sulle nuove classi di concorso. Si
teme, da più parti, un’eccessiva licenza di allargamento delle
discipline. Con la creazione di macro-aree attraverso cui attingere più
facilmente i tanti soprannumerari che si andranno a creare. L’unica
comunicazione in merito del Miur, molto generica è che quello che uscirà
fuori dal riesame generale della materia sarà un quadro caratterizzato
da un “notevole snellimento, più funzionale alla gestione ed allo sviluppo della moderna scuola dell’autonomia”. Le classi di concorso dovranno diventare, di fatto, solo una cinquantina, al massimo 60.
Certo, i margini di tempo non sono
poi così lunghi. Il Miur farebbe bene ad accelerare le pratiche e l’iter
di approvazione. Basta tornare a quel che è accaduto negli ultimi tre
anni. Il documento originario, era il 2009, prevedeva che le nuove
tipologie di insegnamento si sarebbero dovute applicare “a decorrere
dall’anno scolastico 2010/2011”. Da allora, invece, tra modifiche e
“rimpalli” tra i vari organi di controllo, l’unico atto ufficiale
acquisito è stato il parere del Cnpi. Tanto che oggi alle superiori
stanno per essere adottate per il terzo anno consecutivo le
discutibilissime tabelle di confluenza. Considerando che però nel
frattempo quel documento è stato rivisto, alla luce dei diversi rilievi
arrivati da sindacati, associazioni e diretti interessati, servirà
un'altra approvazione del Consiglio dei Ministri. Ed un ulteriore parere
sempre del Cnpi. Ci sono solo 10 mesi di tempo. Basteranno?
Fonte: La Tecnica della Scuola