venerdì 3 gennaio 2014

Il M5S deluso per i soldi erogate alle scuole private, chiede un piano a favore della scuola pubblica

Non vede molte altre speranze al di fuori di questa Fabrizio Bocchino, Senatore del Movimento Cinque Stelle e Vicepresidente della VII Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali, per l’istruzione nel nostro Paese. Subito però un’idea concreta per potenziare l’offerta delle scuole dell’infanzia: un piano di rientro pluriennale che gradualmente sposti risorse dal privato al pubblico. "Nel 2014 troviamo il coraggio di fare la voce grossa in Europa", ha detto  “La legge di stabilità è stata per il mio movimento una delusione grandissima: sono stati stanziati 380 milioni di euro di cui 150 per l’università e 220 per le scuole paritarie. Nulla sul personale, sulla didattica, nulla per far tornare  l’offerta delle scuole e i livelli occupazionali pari a come erano prima dei tagli del 2008”. Un bilancio non positivo, insomma, quello del Senatore Fabrizio Bocchino, che così ha risposto alla nostra richiesta di una sintesi dei lavori appena conclusi. E ci tiene a puntualizzare che durante le riunioni della VII Commissione sia alla Camera sia al Senato ben altre erano le aspettative per questo ultimo atto: “Sentivamo la legge di stabilità un po’ come un’ultima spiaggia, credendo di poter avere per la fine dell’anno un quadro più chiaro di dove andare a trovare le risorse da investire nel la scuola e nell’università”.
Molto netto e drastico il giudizio sull’intervento a favore del sistema paritario: “Non discuto che debba esserci libertà di scelta per le famiglie, ma la sopravvivenza di queste istituzioni non può pesare sulle spalle dei cittadini. Nella Costituzione è scritto chiaramente, non devono esserci oneri per lo Stato. Lo Stato deve essere garante dei livelli dell’istruzione impartita nelle scuole pubbliche, non può assolvere a questo delicato e complesso ruolo al di fuori”.
Domandiamo al nostro interlocutore quanto possa essere opportuna in questo momento una estinzione dei finanziamenti, visto che le scuole paritarie rappresentano comunque significativi incubatori di occupazione e in più, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, vanno incontro a una domanda a cui le strutture pubbliche non riescono a sopperire: “Riteniamo che il finanziamento debba cessare subito nei cicli primario e secondario, in modo che i soldi così risparmiati possano essere reinvestiti  gradualmente, ma a partire da subito, in un piano di rientro per il potenziamento della scuola dell’infanzia pubblica. Siamo coscienti anche noi del fatto che le strutture pubbliche per questo ordine di scuola sono assolutamente insufficienti, eccetto casi come quello di Bologna, per questo bisogna trovare una strada per realizzare un’inversione di tendenza. Siamo convinti che il piano di rientro pluriennale che le ho appena illustrato possa essere una soluzione concreta”.
Ma qual è la sensazione per questo duemilaquattordici in campo istruzione? “La priorità dovrebbe essere cercare di svincolarci dalle prescrittive indicazioni europee, che chiedono al nostro Paese un impegno troppo gravoso. Dovremmo trovare finalmente il coraggio di fare la voce grossa”. Eppure sono in molti a pensare che dal diritto comunitario possano giungere indicazioni risolutive per tante impasse nostrane: per esempio nei prossimi mesi la Corte di Strasburgo ci dirà come comportarci sul fronte assunzione dei precari, una speranza per moltissimi lavoratori. Lanciare un messaggio di questo tipo, in un certo senso di sfida verso l’Europa, non ci mette a rischio isolamento? “Siamo un’economia molto forte, importante per l’intero sistema, non rischieremmo affatto di rimanere da soli, ma anzi, probabilmente ci verrebbero incontro alleati inaspettati come la Francia e la Spagna”.

OS