Dopo la conclusione delle prove scritte, il concorso a cattedra sembrerebbe vivere un periodo di tranquillità.
Con il Miur che ha confermato l’intenzione di procedere, Mef
permettendo, già a fine agosto alle immissioni in ruolo di metà degli
11.542 vincitori. Con l’altro 50% che firmerebbe l’assunzione a tempo
indeterminato 12 mesi dopo.
La notizia ha così distolto
l’attenzione dalle critiche che nelle scorse settimane erano piovute sul
concorso. Anche l’annuncio del ministro Profumo sulla volontà di
lasciare il mandato a capo del Miur solo dopo aver predisposto le basi
per l’attuazione delle nuove procedure (con maggiore autonomia delle
regioni, posti certi e idonei non assunti destinati a decadere con
l’indizione di ogni nuovo bando) che porteranno alla realizzazione di
una nuova stagione concorsuale già a partire dal prossimo autunno, ha
contributo a distendere gli animi.
Come, pure, l’annuncio degli esiti delle prove scritte
in tempi record. Su questo punto, tra l’altro, viale Trastevere sembra
essere stato di parola. In Veneto, ad esempio, per la classe di concorso
A020 (Discipline Meccaniche) sono già stati comunicati,
con l’indicazione dei nominativi della ventina di ammessi alla prova
successiva di laboratorio (da svolgere in gruppi convocati tra metà
marzo e metà aprile), a fronte di oltre 100 partecipanti agli scritti.
L’Usr della Basilicata ha invece comunicato, sempre ufficialmente, che
“gli esiti della prova scritta e il calendario della prova pratica” per
la A033 (Tecnologia, la ex educazione Tecnica delle scuole medie)
saranno pubblicati subito dopo Pasqua: il prossimo 8 aprile.
Sull’attuale selezione diretta,
tuttavia, qualche polemica starebbe già montando. Come quella che
riguarda la poca uniformità nella valutazione delle verifiche scritte.
Il Miur ha infatti comunicato alle commissioni le linee generali: dei
criteri di valutazione, attraverso indicatori standard (pertinenza,
correttezza linguistica, completezza e originalità), che ogni singolo
raggruppamento di commissari e presidenti ha fatto propri. E
contestualizzati, in base alle peculiarità della disciplina.
Ma qui nascono i problemi. La libertà
di interpretazione delle indicazioni ministeriali starebbe infatti
producendo un’eccessiva disomogeneità nella valutazione
delle stesse prove. Con il rischio che un elaborato corretto nel Lazio
potrebbe essere giudicato diversamente se corretto in Lombardia rispetto
a quello verificato dalle commissioni della Sicilia o dell’Abruzzo.
Ma i problemi non finiscono qui. Attraverso dei rumors
è trapelato che le griglie di correzioni preparate da alcune
commissioni sarebbero addirittura incappate in errori numerici: quella
in Umbria, incaricata di seguire le sorti per diventare docente di
scuola d’infanzia, consentirebbero ad esempio, sempre tenendo conto i
cinque descrittori indicati dal Miur, di acquisire il punteggio massimo.
Se così fosse, se le indiscrezioni fossero accertate, si tratterebbe di
una leggerezza che i commissari rischierebbero di pagare cara. I
ricorsi, infatti, sarebbero garantiti. E le possibilità che vengano
accettati sarebbero molto alte.
A proposito di ricorsi,
l’Anief, che ha già patrocinato con esito positivo quelli presentati da
migliaia di candidati, in particolare di chi nelle preselettive di metà
dicembre aveva conseguito tra 30 e 34,5 punti, fa intendere che nei
prossimi giorni ci sarà altro lavoro per i tribunali. A fornirlo saranno
i candidati esclusi della primaria e delle classi della scuola
superiore A020, A033, A034, A059, A060, A025, A028, C430, A038, A047,
A049.
Secondo l’associazione sindacale guidata da Marcello Pacifico, per l’accesso alla scuola primaria “può
essere sostenuta una prova facoltativa scritta e orale di accertamento
della conoscenza di una lingua straniera; per la scuola superiore, può
essere prevista una prova ulteriore grafica o pratica che deve essere
valutata congiuntamente alla prova scritta; soltanto al termine di
entrambe deve essere conseguito il punteggio complessivo di almeno
28/40. Da Roma, invece, si è deciso di inserire nel bando di concorso
(D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012) da una parte (art. 7, c.3) la prova
obbligatoria in lingua straniera nelle prove scritte del 1 marzo per la
scuola primaria, dall’altra (art. 9, c. 2) di scorporare le prove
laboratoriali dalle prove scritte per la scuola superiore per valutare
preliminarmente i prime tre quesiti prima dell’accesso alla successiva
prova pratica”. L’Anief, insomma, non ha dubbi: “entrambe le decisioni sono illegittime, ovvero contra legem”.
Il sindacato degli educatori in formazione, pertanto, invita “tutti
i candidati che saranno esclusi dall’ammissione agli orali per la
scuola primaria per colpa della cattiva valutazione della prova in
lingua inglese e tutti i candidati della scuola superiore che non
saranno ammessi allo svolgimento della prova laboratoriale” a giocarsi la carta del ripescaggio.
Tecnica della Scuola