lunedì 11 febbraio 2013

Dal disprezzo della Finocchiaro alla nobiltà d'animo di un bidello

Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, verrà ricordata anche per la gaffe sulla scuola: “Siamo parlamentari mica bidelle” le sfuggì durante un “Porta a Porta”.
Andrea Minchetti, collaboratore scolastico al liceo classico sperimentale Bertrand Russell di Roma, il proprio mestiere se lo rivendica. E si dichiara soddisfatto.
Il lavoro dei circa 130 mila “bidelli” è spesso bistrattato mentre gli altri 70 mila assistenti tecnici e ausiliari (personale delle segreterie, assistenti tecnici, etc.) è per lo più ignorato. Ma Andrea si considera un punto di riferimento per i professori, gli alunni e i genitori dei ragazzi. Dal telefono, allo scopettone, passando dalla fotocopiatrice alle informazioni sugli orari dei ricevimenti, lui c’è. Ama il suo lavoro e soprattutto non lo cambierebbe con quello di un docente. “È molto bello il rapporto con gli studenti, meno pesante, gratificante e divertente. In questa scuola, insieme agli altri bidelli, cerchiamo di essere molto attenti alle loro esigenze, ci confidano le preoccupazioni per le interrogazioni e i malesseri adolescenziali. Spesso siamo più vicini a loro dei professori e poi con noi non rischiano giudizi o bocciature, in alcuni casi ci vedono come dei fratelli maggiori”.
ANCHE ANDREA ha alle spalle la sua storia da precario. Tanti concorsi e poi una lunga attesa nelle liste delle graduatorie del Csa (centro servizi amministrativi) per la chiamata al servizio.Dalla presentazione della domanda al primo impiego da bidello sono passati 11 anni. Nel 1997 inizia la sua avventura nella scuola italiana al “VI Liceo Artistico” della Capitale.
Alla scadenza del contratto annuale, nel 1998 la possibilità/obbligo di cambiare scuola e il colpo di fortuna: un posto libero al liceo Russell nel quartiere Tuscolano. Dopo 4 anni di precariato, nel 2001 entra in ruolo con altri 40mila lavoratori tra personale docente, educativo e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). “Personalmente mi ritengo fortunato rispetto a colleghi di altre scuole. Lo stipendio non è molto alto, arrivo a 1200 euro al mese e me li faccio bastare”.
Anche rispetto alla situazione lavorativa di tantissimi professori “il fortunato Andrea” ammette di passarsela meglio in questo momento.
“Rispetto alla loro precarietà, certamente. Ma il rischio di perdere il posto c’è sia per i professori che per i bidelli. Da un lato i tagli, dall’altro il decremento delle iscrizioni, che fa diminuire la necessità di lavoro, alla fine il rischio è che saltiamo tutti”. Riguardo al caos e al malcontento che la legge Fornero ha fatto esplodere in questi mesi anche tra i lavoratori della scuola, sul fronte pensioni, con migliaia di docenti e Ata costretti a rimanere in servizio nonostante i 40 anni di contributi, il “nostro” bidello non fa spallucce e anzi esprime un giudizio netto.
“Riprendo una frase di Vendola per cui la legge Fornero è un attentato alla categoria dei lavoratori, uno scempio inaccettabile che spero decada al più presto. Anche io ai fini pensionistici rischio di avere la pensione dimezzata, se diventa contributiva, passerei dagli 800 euro ai 600 scarsi”. Andrea non si scoraggia e sorride: è arrivato il momento della campanella che suona con orgoglio. I ragazzi vanno a casa, per lui e i suoi colleghi iniziano i lavori di “ripristino delle aule”, le pulizie. Andrea si sente “fortunato, schiavo di niente e di nessuno”, felice perché domani è un altro giorno che può vivere lavorando. Non è poco.


Il Fatto