Mancano meno di 50 giorni alle
elezioni politiche. Le attività dei ministeri sono ridotte al minimo.
Solo per svolgere l’ordinaria amministrazione, come si dice in questi
casi. Al Miur, invece, i prossimi saranno giorni decisamente
impegnativi. Non è proprio possibile lasciare andare le cose al loro
corso. C’è il rischio, infatti, di vedere sfumare, sul rettilineo
finale, molte delle complesse iniziative avviate negli ultimi 14 mesi.
Stiamo parlando dei Tfa, della riforma della valutazione, della
revisione delle classi di concorso e del concorso a cattedra con le
nuove regole. Alcune operazioni sarà comunque impossibile portarle a
termine.
Ma andiamo per ordine. E partiamo dai Tirocini formativi attivi abilitanti.
Detto che quelli ordinari, aperti a tutti, partiranno regolarmente nei
prossimi giorni (con qualche problema per i candidati ammessi in più
selezioni, messi in difficoltà dalla pubblicazione parziale delle
graduatorie definitive e dalle scadenze imminenti poste da alcune
Facoltà per il pagamento della prima parte della retta di frequenza),
rimane ancora incerto il destino dei Tfa cosiddetti speciali. Quelli
rivolti al personale precario che ha svolto un determinato servizio alle
spalle in assenza di abilitazione.
A quanto risulta alla Tecnica della Scuola, come riportato nel numero cartaceo del 7 gennaio, dove sono riportate anche le
ultime indicazioni utili a coloro che dovranno svolgere le prove
scritte del concorso a cattedra, in questi giorni il Miur ha predisposto
il testo di modifica al D.M. 249/10 da inviare alle commissioni
parlamentari di competenza. Le quali, seppure in modo informale, hanno
già dato il loro assenso al provvedimento. Il vero scoglio da superare
diventa allora il parere, ancora mancante, del Consiglio di Stato. Al
Miur sono comunque ottimisti: si esternerà nei prossimi giorni e non
farà saltare i programmi. Che rimangono quelli di far avviare i corsi
“intensivi” (con i corsisti chiamati ad assistere a lezioni
prevalentemente teoriche) entro la fine dell’inverno.
Un certo ottimismo trapela anche sul fronte della revisione delle classi di concorso.
Sono ad oggi abbiamo assistito ad una mutazione lunga e sofferta. Visto
che nel corso del 2012 è stato archiviato con un nulla di fatto tutto
il lavoro svolto nei tre anni precedenti: dopo
un avvio in “pompa magna”, nell’estate del 2009, la revisione iniziale è
man mano persa tra le contestazioni. Lo scorso 15 maggio, il Miur ha
presentato ai sindacati una nuova riorganizzazione. Che ha di fatto
eluso l’insidioso e lungo percorso parlamentare, indispensabile per
approdare ad un nuovo regolamento. E dato il là alla più agevole
approvazione di un decreto ministeriale ad hoc. Fonti di agenzia lo darebbero per approvato già nella prossima settimana.
I punti salienti
della revisione sono rappresentati da un sostanziale dimezzamento del
numero (dalle attuali 174 le classi di concorso passeranno a poco più di
80, comprendenti anche le nuove riguardanti gli insegnamenti nei licei
musicali e coreutici) e dall’introduzione di una serie di “sottocodici”
utili a gestire la fase transitoria, tra l’altro già avviata con le
attuali tabelle di confluenza.
In ogni caso, ora il
ministero di viale Trastevere vuole stringere i tempi: la revisione
delle classi di concorso, infatti, sarà indispensabile per calmierare il
passaggio dal vecchio al nuovo assetto, in particolare su quei
raggruppamenti su cui il Ministero ha deciso di far confluire un ampio
numero di discipline. Le classi
verranno utilizzate, oltre che per i trasferimenti e le utilizzazioni,
anche per le supplenze e prossimi concorsi. Probabile pure l’impiego, se
i tempi coincideranno, sui prossimi Tfa.
Ridotte al lumicino rimangono, invece, le possibilità di approvazione della riforma della valutazione
(e di autovalutazione) degli istituti, la cui prima bozza era stata
approvata ad agosto dal Consiglio dei ministri. E di cui poi si sono
perse le tracce. È davvero improbabile, anche alla luce della
delicatezza dell’argomento (anche finanziaria), che si possa chiudere il
discorso in poche settimane. Anche perché, pure in questo caso mancano i
parere di Consiglio di Stato e commissioni parlamentari. Ed è proprio
ques’ultimo passaggio, quello in Camera e Senato, che risulta
particolarmente improbabile. Sia per i tempi stretti, sia per i risvolti
sottoforma di consensi (o dissensi) elettorali.
Come sono davvero scarse le chance che si possa arrivare ad un’approvazione del nuovo regolamento dei concorsi a cattedra.
Quelli, per intenderci, che il ministro Profumo aveva promesso di
avviare ogni due anni, con decadenza delle graduatorie degli idonei che
nel frattempo non fossero stati assunti. “Ora siamo concentrati su
quello avviato il 17 dicembre…”, ha tagliato corto un dirigente
ministeriale.
Tecnica della Scuola