Tra una settimana 320 mila docenti alla
ricerca di un posto fisso tra i quasi 12 mila posti messi a concorso, si
siederanno davanti ad un computer per affrontare i test di
preselezione, superati i quali potranno affrontare le successive prove
di selezione.
Il ministero, con l’attiva
collaborazione degli Uffici scolastici regionali, ha compiuto uno sforzo
organizzativo notevole per reperire aule attrezzate e laboratori
informatici in grado di accogliere questo esercito di candidati.
Per tutti, in linea sull’apposito sito
del ministero, sede, calendario della prova, orario di presenza per
sottoporsi alle prove.
Non sono mancate critiche per la perdita
di preziosi giorni di lezione (due o tre almeno) da parte degli
studenti degli istituti scolastici, sedi delle prove di preselezione.
C’è però un altro problema che incombe e
che ha determinato nei giorni scorsi un’affannosa ricerca di sedi
alternative da parte dell’Amministrazione scolastica.
È tuttora in atto in diverse città
italiane l’occupazione di scuole da parte degli studenti come
conseguenza della mobilitazione avviata a novembre e che ha visto, come è
noto, manifestazioni e cortei contro la politica governativa verso il
diritto allo studio.
Reperire in poco tempo sedi alternative
‘tranquille’ e dotate di tutta l’attrezzatura informatica necessaria non
è facile. Il Miur deve riuscirci, perché è in gioco la credibilità
dell’intero concorso; una credibilità che lungo la strada ha perso via
via molti sostenitori.
A questa situazione organizzativa
imprevista che rimarrà precaria fino all’ultimo si aggiunge anche il
considerevole numero di candidati, esclusi per irregolarità varie, ma
riammessi dai Tar con ordinanze di sospensiva del decreto di esclusione.
tuttoscuola.com