lunedì 25 novembre 2013

Le richieste dello SNALS sono interessanti, risolverebbero i problemi della scuola e del precariato

Subito 100.000 posti di lavoro in più con l’organico di istituto pluriennale di istituto o di rete. Poi il ritorno a una scuola autorevole che ‘insegni a leggere, scrivere e far di conto’ e sinergie col Diritto allo Studio e con le Regioni per tenere aperti gli istituti anche al pomeriggio. Sono questi i punti salienti della mozione approvata dopo il Consiglio Nazionale che a fine ottobre ha riunito a Varsavia i 150 consiglieri del Sindacato Nazionale Autonomo dei Lavoratori della Scuola.

Snals-Confsal, per bocca del suo Segretario Marco Paolo Nigi, ne è convinta: basterebbero pochi ma efficaci interventi per ridare al sistema di istruzione del nostro Paese la credibilità e la vitalità di un tempo. Prioritaria è naturalmente (e come potrebbe non essere così per un sindacalista) la stabilizzazione dei lavoratori precari, con la proposta – non nuova in verità - di unificare in un organico funzionale pluriennale di istituto o di rete il doppio canale di individuazione del fabbisogno annuale di insegnanti costituito dai due organici di fatto e di diritto. È importante la durata pluriennale dell’ipotetico nuovo sistema, dal momento che “nessuna azienda che abbia una speranza di vita superiore a dodici mesi stila piani di sviluppo annuali come attualmente sta facendo il Ministero dell’Istruzione”.
“L’obiettivo – prosegue - è l’assunzione a tempo indeterminato dei docenti che attualmente vengono reclutati con contratti annuali proprio in relazione al fabbisogno espresso dagli organici di fatto, tenendo conto anche del fatto che essi sono particolarmente corposi anche perché la scuola è l’unico comparto del pubblico impiego in cui non è stato attuato il blocco del turn-over. Pertanto, i docenti andati in pensione continuano a essere rimpiazzati da personale a termine, cosa che invece non dovrebbe accadere”.
L’idea del superamento dei due organici, di fatto e di istituto, con un piano pluriennale piace anche gli altri sindacati rappresentativi, che finora – riferisci Nigi - erano stati piuttosto tiepidi. Forse perché a conti fatti salterebbero fuori in questo modo almeno 100.000 posti di lavoro. “Lo Stato – continua - deve decidersi una buona volta: o continua a erogare i servizi essenziali al cittadino, come sanità e istruzione, in maniera dignitosa oppure si decida e privatizzi tutto! In più, la stabilizzazione dei precari attraverso un unico organico  pluriennale permetterebbe al Miur di regolarizzare la sua posizione prima della sentenza della Corte di Giustizia europea, cui sono ricorsi i lavoratori a tempo determinato che hanno prestato 36 mesi di servizio senza poi essere assunti a tempo indeterminato”.
Ma a che punto dell’iter parlamentare si trova proposta dell’organico pluriennale? “È già stata approvata lo scorso anno, ma mancano purtroppo i decreti attuativi”. Il problema starà forse nella copertura finanziaria? Dalle prime indiscrezioni trapelate proprio dal nostro giornale, la spending review non sarà tenera con la scuola nemmeno quest’anno… “Bisognerebbe capire una volta per tutte che non è vero che i precari costano allo Stato meno dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Non dimentichiamo che i due mesi in cui non lavorano, luglio e agosto, percepiscono l’assegno di disoccupazione erogato dall’Inps, un altro ente statale”.
C’è poi una seconda proposta su cui lo Snals-Confsal concentrerà le energie dei prossimi mesi, e non riguarda contratti, buste paghe e organici. “Continuiamo a batterci per una scuola diversa, in cui tornino la serietà e la dignità professionale degli insegnanti. Basta con la scuola facile, con i 9 e 10 regalati agli studenti. La scuola deve tornare a insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto”.
Quello che diceva il ministro Gelmini? “Con la Gelmini, ma anche con Fioroni, abbiamo fatto passi avanti in questa direzione. E anche il ministro Carrozza nelle sue recenti interviste si è espressa per un ritorno al rigore degli studi, all’idea che quello che dicono i professori non può essere messo in discussione dagli studenti, né tanto meno dai genitori, con la facilità e la maleducazione a cui assistiamo oggi. La società deve tornare a essere dalla parte della scuola, non contro la scuola”. Leggere, scrivere, far di conto… se gli studenti non lo sanno fare di chi è la colpa? “La responsabilità è degli insegnanti, che però devono essere messi nelle condizioni di poter svolgere al meglio il proprio dovere. La scuola non deve più essere considerata il ‘parafulmine’ di tutte le questioni sociali. Le si scaricano addosso responsabilità eccessive che le impediscono di essere un motore vero, per esempio, della mobilità sociale”.
E si lega proprio a quest’ultimo punto e alla consapevolezza che “tutto parte dalla scuola” il terzo punto del programma che ci ha illustrato il Segretario Nigi: un’idea di scuola articolata in attività mattutine e pomeridiane per rispondere meglio alle esigenze del territorio e dei cittadini e contrastare così il fenomeno dell’abbandono scolastico. “Nella scuola che immaginiamo noi i ragazzi svolgono la normale attività didattica al mattino, seguiti dai docenti. Al pomeriggio si fermano nel loro istituto per partecipare, invece, a programmi formativi, educativi e ludici, ma anche per sopperire alle loro carenze e per approfondire e potenziare le competenze nello studio affiancati dai docenti”. Docenti e studenti a scuola 24 ore su 24? “I docenti che lo volessero potrebbero rimanere a scuola il pomeriggio prestando lavoro straordinario, ma si potrebbero assumerne anche di nuovi”.
Un punto molto delicato, come sappiamo, quello del lavoro straordinario dei docenti, criticato da molte associazioni professionali, ma sul quale Nigi non demorde: “Noi dello Snals-Confsal siamo andati anche oltre ipotizzando che i docenti possano svolgere all’interno dei locali scolastici un’attività vera e propria di intra-moenia, come succede per molte altre categorie di professionisti”. Ma in questo modo le spese verrebbero scaricate tutte sulle famiglie? “Naturalmente immaginiamo che possa, anzi che debba esserci l’intervento del Diritto allo Studio e anche della legislazione regionale. L’attività del mattino deve restare uguale su tutto il territorio nazionale, ma quella pomeridiana, invece, può differenziarsi in base agli accordi con gli enti locali”.
di Eleonora Fortunato