E’ inaccettabile
il ritardo del ministero rispetto all’avvio dei Tfa speciali, dichiara
il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, visto che
sono stati acquisiti tutti i pareri di legge. E le cose – continua il
sindacalista – a guardar bene non vanno meglio neanche rispetto ai Tfa
ordinari, anche per responsabilità delle università.
Ma la questione è più ampia, e riguarda
l’intero percorso di accesso all’insegnamento. Oggi, sottolinea Di
Menna, un laureato per diventare insegnante deve pagare per accedere ai
test preliminari (quiz a risposta multipla), se supera la prova accede
al tirocinio. E paga l’università per la parte di preparazione teorica.
Deve poi accedere alla parte pratica in una scuola, assistito da un
insegnante. E alla fine deve superare un altro concorso: quiz, prova
scritta e orale. Se supera tutte le prove inizia ad insegnare ‘in
prova’. “Se si racconta un cosa del genere – sottolinea Di Menna - in qualsiasi paese europeo, nessuno ci crede”.
Bisogna perciò “superare questo sistema che fa acqua da tutte le parti” e comporta “tanti
eccessi: il costo, tra quiz e formazione, che deve affrontare chi
intende diventare insegnante; il tempo necessario per giungere
all’immissione in ruolo; il peso nelle decisioni e nelle scelte affidato
alle università; la poca attenzione riservata agli insegnanti nella
loro funzione di formatori dei tirocinanti”.
Tre i punti della proposta Uil Scuola, indicati in un comunicato del sindacato:
- Non affidare tutta la gestione del reclutamento e della formazione degli insegnanti alle Università
- Concorso unico per l’accesso, come
avviene per diventare magistrati. Se si passa, si diventa di ruolo. Se
non si supera si può riprovare.
- La formazione iniziale affidata agli insegnanti delle scuole, retribuiti a tal scopo.
tuttoscuola.com