Ieri sera in TV abbiamo assistito “a
un raro momento in cui si è parlato di scuola” (Fabio Fazio, “Che tempo
che fa del Lunedì”, 03. 12. 2012)…momento raro e breve…: 25 minuti.
Ospiti: il Ministro F. Profumo e il professor S. Settis.
Alle sopra citate parole del conduttore,
è sorta spontanea in noi una riflessione: se i momenti in cui si è
parlato di scuola sono stati rari, è stato perché, per anni, moltissimi
organi di informazione hanno attuato una scelta precisa e consapevole:
parlare d’altro.
Ieri sera però il raro e breve momento
ci ha concesso un dono inaspettato: essere rappresentati, come
insegnanti e come cittadini, da qualcuno che ha risposto alle domande
sul problema della scuola pubblica (…e non solo…) non dirottando il
discorso sul nulla delle solite vuote parole, ma in modo competente,
diretto e franco, suscitando in tutti noi un’immediata partecipazione
emotiva.
Qualcuno ieri sera ha detto agli
italiani che rispettare i docenti non significa visitare le scuole, ma
ridare agli insegnanti dignità, invece di accusarli di corporativismo;
non significa considerare Istruzione, Università e Ricerca “una palla al
piede” o un “doveroso fastidio”, ma un valore.
Ci ha parlato, finalmente, non di
finanza, ma di un sistema economico che “liberi le risorse” là dove è
necessario che vadano investite, come conviene ad ogni paese civile, e
le tagli là dove esistono scandalosi sprechi e evidenti interessi di
parte; un sistema economico non schiavo della volontà dei mercati,
perché tale volontà “è quanto di più antidemocratico e antipolitico
esista”.
Qualcuno ci ha spiegato che i problemi
della scuola non vanno risolti con un “programma pluriennale con cadenze
volute”, “nel tempo”, o incolpando la classe politica precedente o
delegando a quella successiva o dicendo che “alcune cose si possono solo
avviare”. Ma vanno risolti con urgenza, perché è così che fanno i paesi
evoluti, cioè quelli che investono in musei, ricerca, istruzione e
sanità, risparmiando ai loro cittadini la vergogna di vedere declassata
la loro nazione. E da ciò abbiamo dedotto che “ valutare la situazione
finanziaria del Paese” non vuol dire penalizzare scuola e cultura,
raccontandoci che “nel Consiglio dei Ministri c’è poco spazio” o che è
stato operato “un piccolo taglio”.
Qualcuno ieri sera ha denunciato, con
rara empatia e un intenso e sincero rammarico, che vengono prelevate
risorse preziose all’Università, per colmare vuoti lasciati da chi, per
decenni, ha governato il Paese con negligenza, e per rimediare a
disastri e scelte sbagliate, invece di prelevare tali fondi
dall’evasione fiscale o sospendere l’esecuzione di opere utili solo a
chi in esse investe per interessi privati.
Qualcuno ha finalmente sottolineato che
l’indifferenza verso i problemi del nostro Paese va a ledere un vasto
“orizzonte di diritti”, continuamente violati, quelli sanciti dalla
Costituzione, quella stessa Costituzione sulla quale chi ci governa ha
giurato.
E ha ricordato a tutti noi che esiste un
altro impegno civile: la tutela del paesaggio, patrimonio di tutti,
continuamente sfregiato per l’interesse di pochi. E che, insieme agli
altri valori, va salvaguardato, perché “ il pubblico bene è al di sopra
del profitto privato”.
E infine ha tenuto una grande lezione di
Educazione civica, citando Jefferson e ricordandoci che è la cultura a
renderci liberi e a permettere a un popolo di riscattarsi, senza dover
svendere il futuro dei suoi figli.
Grazie, Professor Settis.
Amelia Marchi, a nome di tutti i colleghi di Ferrara mobilitati da due mesi in difesa della scuola pubblica