Le norme previste dal ddl stabilità, "in
particolare quelle relative alle 24 ore per gli insegnanti della scuola
secondaria, sono talmente maldestre che abbiamo il sospetto che siano
state costruite ad arte dal Miur (in eterno conflitto con il Ministero
dell`Economia) per essere respinte e far sì che il che fare sia
trasferito, ancora una volta, ai protagonisti veri, ossia alle
burocrazie ministeriali e sindacali". Lo dice in una nota l'Associazione Docenti Italiani (ADI).
"Consideriamo l`aumento
generalizzato a 24 ore settimanali di insegnamento per i docenti della
scuola secondaria una misura 'stupida'. Come è ben chiarito nella
relazione tecnica: si prevede l`utilizzazione del personale docente
della scuola secondaria, nelle sei ore eccedenti l`orario di cattedra,
per la copertura di spezzoni di orario disponibili nell`istituzione
scolastica di titolarità e per l`attribuzione di supplenze temporanee.
Ora è noto - continua l'Adi - che queste attività riguardano
una piccola parte del corpo docente, la restante parte rimarrebbe 'a
disposizione' a non fare nulla, come quando vigeva il completamento a 18
ore (per anni molte cattedre sono state a 14 e 15 ore), creando
peraltro inaccettabili discriminazioni".
Per l'Associazione docenti italiani "se
si vuole intervenire nel merito del che fare, e non limitarsi ad
adottare il motto 'resistere, resistere, resistere' (non nobile nel
nostro caso), occorre sciogliere un nodo, particolarmente doloroso in
questa fase di crisi e di disoccupazione".
"Si deve operare la scelta fra
perseverare con la politica adottata da partiti e sindacati dal
dopoguerra ad oggi, ossia l`utilizzo della scuola come valvola di sfogo
per la sottoccupazione di diplomati e laureati, con i guasti che
conosciamo (precariato inesauribile, assenza di formazione e di
selezione, sanatorie, retribuzioni vergognose ecc..); oppure invertire
la rotta, innescare un processo di professionalizzazione guidato dal
binomio efficienza-innovazione, impedendo che qualsiasi riforma sia
condizionata dal numero di cattedre e di posti da salvare. E` nostra
convinzione, comprovata da 50 anni di esperienza, che nessun serio
cambiamento potrà avvenire se non si ha il coraggio di scegliere la
seconda strada. Noi abbiamo scelto da sempre la strada della
professionalizzazione", conclude l'Adi.
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