sabato 11 maggio 2013

Che fine faranno i precari?

Nel mondo ci sono 73 milioni di giovani senza lavoro: la problematica della disoccupazione under 30 ha assunto il profilo di una dinamica globale: si può parlare di una lobby dei giovani?
La questione preoccupante è che il dato della disoccupazione non accenna a diminuire e anzi nell’arco di un anno, dal 2011 al 2012, il tasso è cresciuto di un milione.
“Questi dati sottolineano la necessità di politiche che mirino alla crescita, ad un gran miglioramento dei sistemi di istruzione e di formazione, e che siano indirizzate in modo specifico al problema dell’occupazione giovanile. Datori di lavoro, mondo dell’istruzione e giovani spesso vivono in universi paralleli senza interagire tra loro. Noi sappiamo molto bene cosa funziona, ma l’impatto reale su grande scala è possibile solo se agiremo insieme e in maniera coordinata. Il problema è forte e chiaro e serve una collaborazione volta al rilancio dell’intero sistema lavorativo mondiale”.
Tuttavia una giovane politica del Partito Pirata Tedesco, Katharina Nocun, che è anche una giovane donna e quindi parla in prima persona quando si tratta di affrontare la dinamica della precarietà delle persone della sua età, afferma :“I nonni mi hanno sempre detto che la nostra è una generazione fortunata perché non ha vissuto guerre, deportazioni e ha sempre avuto da mangiare. Oggettivamente, ammettiamolo, si può dire che siamo stati fortunati se non fosse per il futuro”, scrive Nocun parlando della generazione che rappresenta quella “dei senza speranza”.
 Nocun ricorda il percorso scolastico: “All’inizio le maestre dicevano di aprirci al mondo, all’università ci siamo resi conto che i professori non avevano studiato invano perché hanno goduto delle loro fatiche” ma la Pirata si chiede il valore attuale dei titoli di studio: garantiscono il futuro? “Già dopo il primo semestre dalla laurea, ci si rende conto che non ci sono abbastanza posti di lavoro. Il profilo del nuovo lavoratore è diverso: deve continuamente rinnovarsi per essere sempre al passo coi tempi. I giovani sono portati ad avere contratti a lunga scadenza solo con le agenzie interinali dove tornano in modo costante per riuscire a trovare un lavoro che faccia al caso loro” e poi Nocun scrive “In Italia questo tipo di vita si chiama ‘Generazione 1.000 Euro’, in Spagna la generazione ne guadagna solo 700″. La Pirata si rende conto che la generazione dei giovani è il frutto delle scelte fatte dai suoi genitori e quello che si deve fare oggi è “puntare alla salvezza” e sa bene che i giovani cercano di farsi valere: “In Portogallo, in Grecia, in Spagna le persone manifestano” e passa poi a ricorda i giovani di Occupy Wall Street: ogni paese ha un nome per questi disoccupati arrabbiati. Cosa riserva il domani?
Per il futuro, si ritiene che il tasso della disoccupazione non scenderà oltre il 17% e, per raggiungere questo obiettivo, si dovrà aspettare fino al 2016. “I giovani non erano preparati a questo tipo di attualità, alla povertà forzata. Secondo le statistiche, la mia pensione potrebbe essere pari al 43% del mio reddito e dovrò essere molto fortunata anche solo per questo e chissà quando potrò andare in pensione” commenta Nocun che ritiene la pensione “non più un porto sicuro per il futuro”.
E poi si lascia andare a una considerazione personale: “A volte credo che i nostri genitori abbiano partecipato a una festa molto divertente e che il nostro compito sia quello di mettere in ordine i loro disastri. Non è una questione di colpe ma di come uscire da questa problematica tutti insieme”. La soluzione, secondo Nocun, può essere di carattere ‘collettivo’ perché la cosa peggiore che si può fare è “privare una persona della speranza verso il futuro”. La Pirata crede fermamente che le nuove generazioni possano fare la differenza ma è consapevole che questo non può avvenire solo attraverso l’ausilio delle loro forze e poi lancia la sfida: “Noi Pirati vogliamo essere i promotori di questo cambiamento”.

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